DI FERNANDA TANZILLO,
Referendum taglio parlamentari, si vota il 20 e 21 settembre.
In concomitanza, con le elezioni Amministrative e Regionali.
È il quarto referendum costituzionale nella storia dell’Italia repubblicana – dopo quelli del 2001, 2006 e 2016 – ed è una consultazione confermativa (quindi non ci sarà quorum) per la riduzione dei parlamentari: si vota per ridurre i membri della Camera dei deputati da 630 a 400 deputati, e i senatori da 315 a 200.
La “riforma Fraccaro”, dal nome dal sottosegretario pentastellato alla presidenza del Consiglio, cambia il rapporto numerico di rappresentanza sia alla Camera dei deputati (1 deputato per 151.210 abitanti, mentre oggi era 1 per 96.006 abitanti) sia al Senato (1 senatore per 302.420 abitanti, mentre oggi era 1 ogni 188.424 abitanti). Questo comporterà la necessità di ridisegnare i collegi elettorali con un’altra legge.
“Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale – n. 240 del 12 ottobre 2019.
Stando a un sondaggio di inizio luglio realizzato da Ipsos in merito alla riforma sul taglio dei parlamentari, il Sì sarebbe al 46% mentre il No al 10%.
Votando Sì l’elettore si andrà a esprimere di conseguenza in favore della conferma della riforma varata dal Parlamento.
Votando No al contrario ci si esprimerà contro l’entrata in vigore della misura e resterebbe il numero attuale di Parlamentari.
Stando al Movimento 5 Stelle questo comporterebbe un risparmio calcolato a 100 milioni l’anno, con grandi risparmi per le casse dello Stato e dei cittadini.
Anche se per Carlo Cottarelli il saldo reale sarebbe di 57 milioni perché bisognerebbe considerare lo stipendio netto e non quello lordo dei parlamentari in meno.
Un effetto immediato in caso di vittoria del Sì ci sarebbe per la legge elettorale.
Il sistema elettorale vigente infatti, il Rosatellum, dovrà essere modificato con una sforbiciata visto che andrebbero ridisegnati i collegi elettorali.
L’intenzione del governo sembrerebbe però essere quella di realizzare una legge elettorale tutta nuova, con il Germanicum partorito dai giallorossi che dovrebbe approdare alla Camera a settembre prima del referendum.
Come ha osservato Guido Neppi Modona, un giurista rigoroso e autorevole alieno alle ospitate mediatiche, la riforma può essere “demagogica” solo se si concentra sul risparmio, ma “con meno posti i partiti saranno costretti a una selezione più rigorosa” e non avranno più a disposizione una massa che vota a comando. Se non vigileranno su moralità, preparazione e affidabilità dei candidati, i partiti saranno più facilmente e fortemente penalizzati a livello elettorale. Quanto al ruolo dei nuovi parlamentari, sarà più rilevante di prima: con buona pace dei teorici della riforma che vuole affossare la democrazia rappresentativa.
Dobbiamo semplicemente dare un senso a un taglio lineare della rappresentanza politica che al momento un senso non ce l’ha. E sarà anche uno stimolo positivo perché la maggioranza possa rafforzare la propria coesione nel 2020 rilanciando un programma di legislatura”