DI CLAUDIA SABA
Roma
14 agosto 2020
Stazione termini.
Ore 13.55 a 38 gradi.
Lo speaker annuncia:
“È in partenza sul binario 14 il treno regionale diretto a Latina”.
Mi avvio con passo moderatamente celere e prendo posto sul treno.
Attacco il caricabatterie alla presa e lo collego al telefono ormai quasi scarico.
In tempo di Covid, i posti tra passeggeri sono distanti e con il caldo asfissiante di oggi, la cosa non può che farmi piacere.
La brezza dell’aria climatizzata mi solletica il viso.
E finalmente riesco a sedermi.
Ore 14.40.
Il treno non è ancora partito.
Pazienza, mi dico.
Il solito ritardo di Trenitalia.
Assaporo la frescura e aspetto.
Sono le 15 quando lo speaker annuncia che la mia corsa è stata cancellata.
Dobbiamo tutti scendere.
C’è un incendio sulla tratta che porta ad Aprilia ma, rassicura la voce, al binario 12 un altro regionale ci aspetta.
Con 45 minuti di ritardo.
Scendo dal treno.
Non mi ero resa conto di quanta gente si fosse mossa nel frattempo e così mi ritrovo ad avanzare a spintoni.
Salgo, mi siedo e aspetto.
Ore 17.
Il treno non è ancora partito.
La novità è che tutte le corse in programma, sono state cancellate ma, assicurano, un bus sostitutivo ci aspetta fuori la stazione.
Guardo la massa intorno e mi chiedo quanti di noi potranno entrare in quel Bus.
Mi avvio comunque all’uscita seguendo le istruzioni.
Fuori, il panico.
Gente che impreca, corre alla ricerca di quel bus sostitutivo che non si trova.
Per altri 45 minuti attenderemo invano, un mezzo di trasporto.
Per le disposizioni sanitarie imposte dal Covid l’autista può accettare solo 20 persone.
Il caldo e’ asfissiante così decido di tornare in stazione.
Qualche treno dovrà pur partire prima o poi.
Sicuramente i vigili del fuoco spegneranno l’incendio e le corse potranno riprendere normalmente.
Ore 18.36.
Ancora lo speaker.
Ormai la “voce” non mi rassicura più.
Appare quasi una minaccia l’annuncio del treno in partenza per Latina dal binario 17.
Chissà perché, nonostante non fossi mai stata superstiziosa, l’idea del binario 17 mi preoccupa un po’.
Raggiungo il treno e salgo.
Ore 19.
Il treno è ancora fermo.
Questa volta però, l’incendio non c’entra nulla.
Il capotreno si rifiuta di partire.
Siamo in troppi.
In effetti non si respira, l’aria climatizzata è debole e non resta che il finestrino per prendere un po’ d’aria.
Sulla banchina della stazione la gente spinge.
Le porte del treno nel frattempo sono state chiuse e si è allertata la polizia.
Almeno 10 i poliziotti intervenuti.
Due passeggeri, rimasti fuori dal treno, stanno scatenando una rissa.
Il personale addetto fa scendere alcuni di noi indicandoci un altro treno in partenza.
Al binario 13 questa volta.
Lo raggiungo e salgo.
Dal finestrino vedo partire il
treno appena lasciato al binario 17.
Sprofondo nel sedile.
Esausta.
La “voce” comunica ulteriori 40 minuti di ritardo.
Ma quando le ultime speranze sembrano ormai abbandonarmi, le rotaie iniziano a stridere sui binari.
Parte l’applauso.
Liberazione da un incubo durato oltre sei ore.
Sciolte in un attimo.
In un abbraccio collettivo.
Ore 21.35.
Stazione di Latina.
Scendo dal treno.
È buio ormai.
Accendo una sigaretta, la prima dopo tante ore.
Sorrido.
Il fumo si dirada dentro l’unico lampione acceso che all’improvviso si fa sole …
Dettagli.
Piccoli e insignificanti.
Così importanti quando credi siano andati persi.
C’è un profumo diverso adesso.
La serenità delle piccole cose.
E il gusto amaro del tabacco non è mai stato buono come in questo momento.