DI DANIELE CARLI
Quella che sto per raccontarvi è una storia dai tratti incredibili che vede coinvolti ancora una volta la Lega e i fondi pubblici.
Avete presente i 600 euro che alcuni deputati, soprattutto leghisti, avrebbero intascato? Ecco, si tratta di principianti.
Sì, perché ne è uscita un’altra, clamorosa, di cui sono stati in pochi a parlare: è la storia della famiglia Cicala.
Nel comune di Viggiano, in Basilicata, il sindaco leghista Amedeo Cicala (l’uomo in foto) decide di realizzare una delibera generosa e curiosa allo stesso tempo: un nuovo sostegno alle partite Iva, finanziato con le royalties petrolifere.
Generosa perché il sussidio viene portato da 600 a 2.000, 3.000 e persino 5.000 euro.
Curiosa perché la soglia per poter accedere al bonus viene aumentata da 35.000 a 70.000 euro, allargando di molto la potenziale platea di riferimento.
Insomma: sembra la Svizzera, invece è Viggiano.
La delibera viene approvata con i voti decisivi del sindaco Cicala e di un’assessora, Rosita Gerardi.
E voi penserete: ma che meraviglioso Primo Cittadino, lui sì che pensa al bene della sua comunità.
Ma è a questo punto che una storia apparentemente bella si trasforma in una farsa.
Una volta pubblicata la lista dei beneficiari, un giornale locale, analizzando i codici fiscali di alcuni dei 370 “vincitori”, scopre una prima cosa interessante: a ricevere il bonus (da 3.000 euro) ci sono anche il sindaco Cicala, l’assessora Rosita Gerardi e il capogruppo di maggioranza Ettore Corona.
Ma non è finita qui. Perché lo stesso quotidiano decide di affinare la ricerca, scoperchiando il vaso di Pandora: di fatto l’intera famiglia Cicala tramite aziende di cui sono soci o proprietari, risulta “vincitrice” del generoso sussidio.
Il sindaco Amedeo Cicala e il fratello Giovanni risultano beneficiari non solo di 3.000 euro a testa per quanto riguarda le loro attività di avvocato e di architetto, ma di altre svariate migliaia di euro per alcune attività da loro possedute:
– 2.000 euro tramite la “Cga srl”, di cui sono entrambi soci al 50%;
– 2.000 euro tramite la “Lucania costruzioni srl”, di cui i quattro fratelli Cicala (sindaco compreso) sono proprietari al 60% (il restante 40% appartiene al padre, Antonio Cicala). Tra i quattro fratelli vi è anche Carmine Cicala, anche lui leghista e presidente del consiglio regionale della Basilicata.
– 5.000 euro tramite la “Cicala Arredamenti”, il cui proprietario è Claudio Cicala, fratello del sindaco Amedeo.
Altri 5.000 euro, infine, sono andati alla “Eurolavoro Service Sas”, che appartiene al marito dell’unica sorella Cicala.
Quanti milioni di immigrati ci vogliono per arrivare ai milioni di euro che la Lega, tra uno scandalo e l’altro, ha già sottratto alla collettività?