MORTO MAZZINGHI, SIMBOLO DEL PUGILATO ITALIANO

DI UMBERTO SINISCALCHI

A dicembre avrebbe compiuto 82 anni e da anni era fuori dal giro. Ma la gente non lo aveva dimenticato. Sandro Mazzinghi, professione pugile, anzi picchiatore, è spirato stamattina all’ospedale di Pontedera, dov’era nato nel 1938.
Aveva la boxe nel sangue. Suo fratello maggiore, Guido, lo portò presto in palestra. E lui rispose da par suo. Non molta tecnica (prendeva troppi colpi) ma i suoi ganci, montanti e diretti erano fulminanti.
È il suo record che parla per lui. 69 incontri, 64 vittorie (42 ko), 3 sconfitte (1 per ko, proprio contro il rivale di sempre, Nino Benvenuti) e due no contest.
Scartato dalle Olimpiadi di Roma, Mazzinghi passò presto al professionismo. Nel 1963, conquistò il titolo mondiale dei superwelter, mettendo ko al terzo round l’americano Duncan.
Ma la gente era già divisa tra lui e il tecnico Benvenuti. Così la sfida tra i due non tardò ad arrivare.
Il 18 giugno 1965, al “Meazza” di Milano, Benvenuti mise ko al sesto round l’avversario con un montante destro alla mascella (lo vedete nella foto). E l’anno dopo, al Palasport di Roma, la rivincita andò ancora al triestino.
Non finirono però le soddisfazioni sportive per Mazxinghi. Riconquistò infatti il titolo nel ’68, battendo il coreano Ki Soo Kim (che aveva battuto Benvenuti) in un match di inaudita ferocia. Col coreano sull’orlo del ko dopo tre riprese e una battaglia che andò avanti per 15 riprese e che vide Mazzinghi vincitore ai punti.
Fu il canto del cigno del pugile toscano. “Aiutato” da due verdetti contestati, la sua stella smise di brillare. Non negli occhi dei suoi tifosi e di chi lo ha conosciuto grazie alla tradizione orale.
I funerali di Sandro Mazzinghi si svolgeranno lunedì.
La terra ti sia lieve, campione