DI DANIELA YAYA DI CAMILLO
Armine, ventitre anni, americana, modella testimonial per Gucci.
Si aprano le danze! “È brutta”, “sembra un uomo”, “che schifo”, i commenti più carini usciti da tastiere di ogni genere: ricordate vero le donne e la complicità femminile…in alcuni casi no, viene dimenticata.
E in questo caso, un problema enorme è proprio il genere Donna. Non si allinea in solidale gioia di caduta degli stereotipi ma da un social all’altro rimbalza la frase “va bene tutto ma se questa è bella posso fare anche io la modella”. E se questa frase può essere rafforzativa per una persona in eccesso di peso e in difetto di altezza, ha comunque un peso specifico. Nessuno ha detto a codeste donne di non provare, di non sentirsi magre o alte dentro e quindi di affrontare un provino o un set. Semplicemente non lo hanno fatto perché per prime si sono giudicate e non ritenute all’altezza! Allora mi chiedo : se al nostro cospetto ci riteniamo mostri e diamo cosi ragione, sempre più radicata, alla diceria “se non sei bella muori da sola e in povertà “, perché ce la prendiamo con Briatore quando ci maltratta? E cosa ancora più importante: perché insidiamo ferocemente una “brutta” che, in modo atipico ha vinto? Su via. Tra l’altro, sempre Gucci scelse come modella una ragazza down. Non parliamo dei commenti meschini, perlopiù da parte di donne, e del finto buonismo che imperversa, perché comunque, la finta pietas fa audience e frutta like!
Dovrebbe essere importante la scelta di persone anticonvenzionali, proprio perché la moda è rivolta a tutti, anche se, Gucci non è certo per tutte le tasche e, di questi tempi, che una casa di moda voglia veicolare un messaggio di questo tipo è sicuramente lodevole.
Ma l’intelligenza come la bellezza, non è di tutti.