DI EMILIANO RUBBI
Mettiamo il caso che a Sutri, meravigliosa cittadina del Lazio in provincia di Viterbo, un ragazzo avesse contratto il Covid in vacanza.
Mettiamo il caso che, da asintomatico o paucisintomatico, fosse tornato a casa una settimana fa e avesse contagiato i genitori e magari pure la sorellina.
Mettiamo il caso che anche loro, non avendo ancora sviluppato il virus, fossero andati in giro e avessero infettato altre persone: amici, parenti, colleghi di lavoro.
A Sutri, in questo momento, ci sarebbe un focolaio, ma ancora inesploso.
Come si potrebbe limitare il contagio?
Mettendosi la mascherina, mantenendo le distanze, lavandosi le mani.
Ma a Sutri c’è un sindaco che ha VIETATO le mascherine.
Così, il contagio si spargerebbe senza problemi, con le conseguenze che tutti conoscono.
Quel sindaco si chiama Vittorio Sgarbi (già, l’hanno votato sul serio).
Un uomo prigioniero del proprio ego, della propria patologica voglia di visibilità, del proprio malato, costante, narcisistico desiderio di essere al centro dell’attenzione mediatica “sparandola sempre più grossa”.
E no, non fa ridere, non è divertente.
Non stiamo più parlando di un personaggetto da salotto di Barbara D’Urso che grida “capra” con la bava alla bocca in Tv, stiamo parlando di un politico che può decidere per i cittadini di cui, teoricamente, sarebbe responsabile.
Fino a ieri era solamente patetico, adesso sta diventando decisamente pericoloso.