DI LUCA BAGATIN
In vista delle elezioni del 7 febbraio 2021 – nelle scorse settimane – era stata annunciata la candidatura a Vicepresidente dell’Ecuador – sostenuto dalla coalizione “Movimento Unione Nazionale per la Speranza” (costituita dai partiti “Rivoluzione Cittadina” (socialista) e “Centro Democratico” (centrosinistra)) – di Rafael Correa, ex Presidente socialista del Paese.
Purtroppo è di pochi giorni fa la notizia che la sua candidatura sarebbe stata sospesa.
L’ex Presidente Correa sarebbe infatti stato condannato a 8 anni di carcere con una accusa, mai provata, di “corruzione aggravata” e, per questa ragione, chiese asilo politico al Belgio.
E, proprio dal Belgio, ha inviato la sua richiesta di candidatura all’ufficio elettorale ecuadoriano (CNE), nei tempi richiesti, ma, questi, l’avrebbe respinta, in quanto il candidato non l’ha presentata di persona, ma attraverso la sorella Pierina, la quale – con i documenti necessari – si era presentata nei termini previsti (e in collegamento web con il fratello) presso il Consiglio Elettorale Ecuadoriano.
Se IL CNE avesse accattato la candidatura, Correa avrebbe goduto di un’immuniutà temporanea.
Ad ogni modo, l’ex Presidente ha presentato ricorso, che dovrebbe essere accolto entro il 17 settembre prossimo.
Sarà ad ogni modo la sentenza del tribunale a decidere sul destino politico di Correa e stabilire se le accuse di corruzione siano fondate o meno.
Ad oggi, ad ogni modo, l’Interpol ha rifiutato di consegnare Correa alla giustizia ecuadoriana, ritenendo non fondate le accuse contro di lui.
In merito alla questione, Correa ha dichiarato, venerdì scorso: “Non ho mai preso una tangente; è una persecuzione politica, stanno distruggendo famiglie per perseguitarmi. Per cercare di accusarmi sono stati inventati nomi: tangenti e taccuini scritti da un viaggio da Quito a Guayaquil…Quei file sono stati manipolati dal 2018”.
Assieme a Correa vi sono altri 15 imputati nel processo, fra i quali l’ex Vicepresidente Jorge Glas, in carcere dal 2017; l’ex segretario legale della Presidenza, Alexis Mera, che fu uno degli uomini di fiducia dell’ex Presidente durante il suo decennio in carica e l’ex Ministro dei Lavori pubblici, María de los Angeles Duarte, che a metà agosto non ha rispettato gli arresti domiciliari e si è rifugiata presso la residenza dell’Ambasciatore argentino a Quito.
L’accusa è per tutti di aver finanziato illegalmente – in cambio di appalti – il partito socialista di governo Alianza PAIS, fra il 2012 e il 2016.
Per i socialisti ecuadoriani, alleati con il Centro Democratico, i quali per le prossime elezioni hanno messo in campo il giovane economista e ex Ministro della Cultura Andres Arauz, le accuse fanno parte di una macchinazione volta a screditare l’ex Presidente Correa, il loro partito e le conquiste sociali ottenute durante i dieci anni di governo.
Conquiste che hanno portato il Paese a liberarsi dalla nefasta infuenza del Fondo Monetario Internazionale; a ridurre drasticamente povertà e analfabetismo; a introdurre il diritto all’istruzione e alla sanità pubblica e gratuita per tutti, oltre che i diritti di cittadinanza e il riconoscimento delle unioni di fatto.
Nel caso non fosse accettata la candidatura di Correa alla Vicepresidenza è possibile che, al suo posto, la coalizione che sostiene Arauz possa optare per la candidatura a Vice di sua sorella, Pierina Correa Delgado.
Luca Bagatin