DI VINCENZO G. PALIOTTI
E siamo dunque arrivati al punto che dobbiamo raccomandare ai nostri figli che escono di casa non solo più di non correre, non solo più di non eccedere nel bere, non solo di fare tardi. Dobbiamo raccomandare loro di non rispondere a provocazioni, ad insulti ed altre diatribe perché si potrebbero incontrare le “bestie”. Individui cioè che sono arrivati ad un punto tale di dissociazione dal mondo civile da perdere ogni considerazione della vita, quella degli altri.
Questi individui che, privi di ogni morale, credono solo nella violenza, istigati da un’aria carica di odio che sta infestando il nostro paese. Un’aria mefitica che si traveste da vittima per crearsi un alibi per quando mostra la sua vera natura di carnefice.
Quanto è accaduto a Colleferro è un segnale di allerta che non può cadere nel nulla, come i tanti segnali che ogni giorno ci arrivano e che leggiamo nelle cronache nere dei quotidiani. E tutti sappiamo che tutto questo ha un’origine che parte da lontano, da circa un trentennio durante il quale si è cercato di far capire, con un certo “successo”, che tutto è relativo, contestualizzabile, eludibile, trascurabile con in cima le leggi dello stato, quelle del mondo civile, quelle della politica, quelle che ogni regola che non si sposa con le proprie convinzioni è sbagliata e non va quindi rispettata. Ci hanno voluto far credere, sempre con un certo “successo”, che chi persegue i criminali, di ogni risma ed appartenenza, lo fa per tutto fuorché per far rispettare la legalità, non per onorare il compito che lo Stato ha affidato a loro.
Bisogna interrompere questa catena che sfocia sempre più spesso nel sangue, nella morte, nella violenza di ogni genere. E’ la violenza di ogni genere che deve essere combattuta, perseguita e punita. Anche quella verbale. Non ci possono più bastare le frasi di circostanza, la partecipazione vuota poi di provvedimenti per evitare il ripetersi di delitti, di violenze ai quali stiamo assistendo senza poi far seguire alle parole i fatti. Tanti attestati di solidarietà per il povero Willy che aveva tante aspettative e che si è dovuto piegare alla violenza perdendo addirittura la vita, ma quanto durerà il suo ricordo?
Se vogliamo veramente cambiare dobbiamo cominciare con il perseguire, processare e punire i “cattivi maestri”, quelli cioè che istigano alla disubbidienza facendo passare per debolezza il rispetto per lo Stato e le sue leggi; quelli che utilizzano slogan colmi d’odio, quelli che si nascondono spesso a dietro alla religione, quelli che parlano di ordine e disciplina, quella disciplina che significa sottomissione alla violenza, alla sopraffazione, che significa fascismo. Beh, proprio quei “cattivi maestri sono da considerare complici di tutto quello che è violenza, fino ad arrivare all’estremo innescando individui capaci di tutto, come quei cinque che si sono scagliati su un esile ragazzo massacrandolo di botte, cinque contro uno, fino a togliergli il bene supremo: la vita. Cinque individui ben noti, tra l’altro, a tutta la comunità, istituzioni comprese, per la loro propensione a porsi con la violenza, violenza già espressa in altre diverse e documentate occasioni. E cosa è stato fatto?
E’ il momento quindi di chiedere conto alle istituzioni, dobbiamo pretenderlo, lo Stato ce lo deve. Diversamente la nostra vita sarà nelle mani di chi è più violento, di chi picchia di più distruggendo così la civiltà e la democrazia. Diversamente Willy sarà solo un’altra vittima da aggiungere alla lunga, troppo lunga, sequela di fatti del genere dove si osserva, si celebra e poi tutto torna come prima. Non servono leggi speciali, quelle in corso sono sufficienti basta solo applicarle e farle rispettare.