DI CLAUDIA SABA
Spero vada bene
Il pittore Renzo Ferrari nasce a Cadro in Svizzera nel 1939.
Studia a Milano dove frequenta prima il liceo e poi l’accademia di Brera.
Fino al 2007 lavora ed espone le sue opere nella metropoli lombarda.
Ma il suo lavoro era già iniziato nel 1962 con una cinquantina di personali in Italia e Svizzera, oltre importanti partecipazioni a collettive internazionali.
Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti quali il Premio Feltrinelli per la pittura nel 1974 e il Premio Morlotti alla carriera nel 2009. Nel 1985 Harald Szemann ha curato una sua mostra al Monte Verità di Ascona.
Importanti retrospettive al Museo Civico di Bellinzona con la costituzione del fondo Ferrari 1990/1999;
retrospettive al Mahn di Neuchatel in sinergia con il Masi di Lugano 2014/2015. Invitato alla mostra la Pop art in Sviźzera nel 2017 al Kunstmuseum di Arau.
È presente con tre monografie: Pittura ,Grafica e Carte nella collana Arte moderna di Skira.
Il grande pittore svizzero Renzo Ferrari spiega così il suo lavoro, confluito nel volume CORONA DIARY Opere 2020 edito da Skira.
“Nell’emergenza pandemica coatta (lockdown) o come dicono a Milano “tüt seraa” ho voluto convertire per immaginazioni iconografiche quanto ci assaliva, sempre per immagini, dai media con drammatiche e continue informazioni”.
Tutti ricordiamo ancora l’angoscia di quei primi annunci di pandemia provenienti dalla Cina.
È da quei momenti che partono i lavori del pittore Renzo Ferrari.
Una sequenza di opere quale diario quotidiano che condivide attraverso l’unico mezzo di comunicazione possibile.
Quello dei social media.
Con alcune delle opere realizzate tra marzo e aprile produce un filmato.
Lo presenta a Poestate 2020 nell’edizione on-line e lo posta successivamente su YouTube.
Come l’uomo primitivo nelle grotte di Altamira raffigurava le scene di caccia per mantenere memoria di esperienze e appropriarsi simbolicamente dell’animale e della forza necessaria per combattere, così Renzo Ferrari in questo ciclo, “Al tempo del coronavirus”, esalta con la pittura lo stesso potere documentativo e propiziatorio>> spiega la giornalista Melina Scalise nell’introduzione al volume.
Molto e con forte empatia ha suggerito al pittore Renzo Ferrari la condizione coatta volontaria della poetessa americana di due secoli fa, Emily Dickinson, capace con linguaggio attualissimo di una catarsi poetica.
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Ciò ha favorito lo stimolo dell’immaginario individuale e collettivo del passato, attraverso iconografie della storia dell’arte tematizzati dal pittore, quali: plaga doctores, sabbat goyeschi, cavalieri della morte dell’affresco di Palermo e il racconto della febbre spagnola del secolo scorso raccontata dai nonni e impressa nella sua memoria d’arte per la morte del pittore Austriaco Egon Schiele.
Queste “narrazioni” hanno scartato le evidenze fotografiche soprattutto sanitarie di quanto giornali e TV diffondevano circa il Coronavirus e attraverso delle “metafore figurali” portano testimonianza di una memoria ancestrale a confronto con il terribile tempo presente, da sempre polarità imprescindibili del linguaggio in pittura di Renzo Ferrari. La pittura veicola soprattutto attraverso il colore una sorta di “distanza catartica” dalla drammaticità degli eventi.
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La mostra a Lugano alla Galleria La Colomba, che avrà luogo dal 12 settembre al 10 ottobre, offre una scelta, documentata anche dal catalogo edito da Skira, che comprende una sessantina di opere dai piccoli ai grandi formati, realizzate ad olio, acrilico e acquarello. Questa campionatura è una scelta parziale di una produzione molto più vasta e sperimentale che comprende anche dei teatrini.
www.renzoferrari.ch
RENZO FERRARI
CORONA DIARY sarà nelle librerie e sugli store on line dall’11 settembre 2020