DI DANIELA YAYA DI CAMILLO
“Volevo dare una lezione a lei e a quella che l’ha infettata”. Quella , era l’amore di sua sorella e lui, speronandole con la macchina le ha fatte cadere dallo scooter, facendo morire quest’ultima.
Il pregiudizio vuole che omosessuale sia sinonimo di malato, sporco, vergognoso e pedofilo. L’omosessuale non si innamora, fa sesso promiscuo e sporco. L’omosessuale non deve avere il sogno di una vita di coppia, di famiglia, perché non ha sentimenti. Viviamo ancora questa realtà distorta e demente dell’amore. Stiamo giudicando e condannando i sentimenti, la libertà di amare e di sentirsi felici. La caccia alle streghe non finisce, non ha importanza che sia maschio o femmina. È spregevole, ambiguo, torbido: omosessuale. E così a venticinque anni decide di uccidere la sorella di ventidue perché innamorata. Questa la verità cruda. Se non sei normale come lui, il fratello assassino, non hai diritto all’amore. Siamo sicuri di aver capito la differenza tra una persona sana e un criminale?
Willy, Maria Paola, questo il suo nome, Stefano e tanti, troppi giovani, giustiziati dalla mano dell’ ignoranza criminale.
Vogliamo essere tutti gay, buoni o disagiati, ma non vogliamo essere normali come questi assassini.