DI VINCENZO G. PALIOTTI
Prendo spunto da questa foto, pubblicata sui social, per far meditare sulla scritta: “Anch’io sono italiano. “Purtroppo”.
Pensiero che non condivido, pensiero che può significare e significa resa, rassegnazione. La scritta voleva essere una critica alla pubblicazione delle notizie relative alle condizioni di salute di Briatore e di Berlusconi mentre nessuno si cura di quelle dei dipendenti del locale di Briatore, circa 60 persone. Il concetto è assolutamente condivisibile, la frase no. Non è accettabile perchè ha il sapore della resa, perché potrebbe far capire che gli intrusi siamo noi e non loro.
Perché non proviamo invece a rovesciare la frase con: “Anche loro sono italiani, purtroppo”. Riportare le proporzioni sarebbe la cosa più giusta, questa è la nostra terra e di chi lotta per renderla sempre migliore, al di là di ogni interesse personale, politico, di partito. In fondo loro non sono una maggioranza e quella scritta può significare anche che lasciamo il terreno proprio a loro, e questo accade troppo spesso.
Accade di sentire quella frase anche quando ci troviamo a leggere le esternazioni di donne e uomini politici che ci fanno venir voglia di scappare. Quando sentiamo e leggiamo atteggiamenti che richiamano al fascismo. Troppo spesso, come detto, lasciamo il territorio al “nemico”, quante volte abbiamo detto: “io me ne vado da questo paese”? Bisognerebbe invece usare quel “purtroppo” per identificare loro e non noi, combattere, mettere in un angolo loro, isolarli invece di parlarne, di ascoltare e pubblicare ogni loro respiro, con “paziente rassegnazione”, per non dire altro. L’Italia non è né di Briatore, meno che meno di Berlusconi o di Salvini, della Meloni di Renzi e/o di altri che lo pensano interpretando al contrario quello che siamo in realtà. Tantomeno di chi ogni giorno tenta di rivalutare metodi che sanno di neofascismo, quell’Italia non esiste più, per fortuna l’abbiamo sconfitta ed il solo pensare a quell’Italia è reato quindi sono loro che “purtroppo” sono italiani non noi.
L’Italia è di chi si fa il “mazzo” per portarlo avanti il Paese, per farlo crescere, sviluppare con il proprio contributo, con il proprio lavoro, con l’essere onesti, rispettando le leggi, la Costituzione. L’Italia è di chi cresce i figli con sani principi non con la “furbizia”, non con le scorciatoie per arrivare là dove non meritano di stare, non con l’illegalità il malaffare, la corruzione ed altro.
E’ quindi opportuno rivoltare questa frase, una volta e per tutte, con: “anche loro sono italiani, purtroppo”, con tutta la mia stima e simpatia per Vauro, che sono certo sarà d’accordo con questa precisazione che intente porre fine alla “paziente rassegnazione” che ci fa dire di essere “purtroppo” italiani.