DI CLAUDIO KHALED SER
Da oltre due settimane, 18 pescatori italiani sono rinchiusi nelle carceri libiche.
L’accusa é molto grave : Pesca illegale in Zona Economica esclusiva libica.
Saranno portati davanti ad un Tribunale che, se aderirà alle aggravanti richieste dalla Pubblica Accusa, come ingresso illegale in territorio libico e associazione a delinquere per consumare un reato, rischiano diversi anni di galera.
Come mai, un episodio simile a quelli accaduti anche recentemente, ha preso questa piega drammatica ?
Normalmente la cosa si risolveva in poche ore (o pochi giorni) dietro il pagamento di una multa.
Cosa é cambiato ?
1)
L’arresto é stato compiuto da motovedette che rispondono agli uomini del Libyan National Army guidato da Haftar.
E quindi la vicenda è più direttamente collegata alle velleità del Caprone che ai procedimenti giudiziari o alle volontà politiche del parlamento.
2)
Haftar, in grande difficoltà su tutti i fronti, ed in particolare nei giochi che si svolgono tra le mura del Parlamento di Tobruk, potrebbe usare i nostri marinai per ricattare l’Italia. ed ottenere una visibilità che oggi appare offuscata.
3)
Il presidente della commissione Affari esteri del parlamento Tobruck, Yusuf Al-Agouri, uomo legato ad Haftar, ha chiesto la liberazione di 4 criminali libici attualmente in prigione in Italia.
Al-Agouri li ha definiti calciatori fuggiti dalla Libia per cercare fortuna sportiva in Europa, respingendo tutte le accuse a loro mosse che invece sono state ampiamente dimostrate in sede di giudizio.
Quindi, il sequestro e la prigionia dei 18 marinai é un affare molto complicato e di non rapida soluzione.
Alla Farnesina si sta in questi giorni lavorando in silenzio, si sta cercando di fare pressione su Haftar tramite i principali suoi sponsor internazionali.
Si cerca di ricondurlo alla ragione.
A mio parere, tempo perso, ma l’unica strada percorribile é quella della diplomazia.
L’importante é non cedere al ricatto del Caprone.
Sarebbe un precedente devastante.