GRILLO, PERCHÉ SORPRENDERSI ?

DI ALESSANDRO GILIOLI

Fa un po’ sorridere che ci si sorprenda per quello che ha detto Grillo, come se non lo dicesse da vent’anni, o insomma da quando ha incontrato Casaleggio sr.

Personalmente, da parlamentarista, vorrei ricordare due o tre cose per evitare il rischio della memoria breve.

Le pulsioni antiparlamentari si sono diffuse in questo Paese per due motivi:

1. L’eccesso di privilegi dei parlamentari stessi (ma anche dei consiglieri regionali), su cui c’è una vasta e incontestabile letteratura, e che solo negli ultimi anni ha visto invertirsi un pochino la tendenza (vedi riforma dei vitalizi)

2. Un progressivo allontanamento della politica di Palazzo dal sentire e dalla volontà comune, un rinchiudersi della politica nei giochi di corridoio, negli scambi poco dicibili, nei vantaggi opachi di partito o di corrente che facevano sentire le persone fuori troppo escluse dai meccanismi decisionali e spesso tradite dalla propria rappresentanza.

Di qui i sentimenti anti parlamentari, di qui il successo di una utopia/distopia che nega la rappresentanza e lascia tutto agli umori del momento dei più.

In sintesi: l’antiparlamentarismo è il frutto degli errori della politica. Lo ha creato la politica. È quindi la politica che deve svuotarlo di rabbia e di senso. Con i comportamenti virtuosi, la trasparenza e se necessario l’intreccio con strumenti referendari preceduti da elaborazione collettiva delle ragioni di dissenso e consenso (Zagrebelsky).

Lo sdegno invece non serve a nulla.