DI VIRGINIA CIARAVOLO
Pur essendo ancora parziali le notizie trapelate dai giornali e da alcune verbalizzazioni degli inquirenti, e’ possibile trarre delle prime deduzioni che potrebbero spiegare quanto può essere accaduto nell’omicidio di Daniele De Santis e Eleonora Manta ad opera di Antonio De Marco. I due fidanzati sono stati trucidati in modo barbaro e violento, il 21 settembre mentre erano nella loro casa in via Montello a Lecce. In criminologia esistono diversi agiti di violenza, che possono portare a differenti motivazioni. La violenza inaudita delle 35 coltellate inferte al De Santis e a Eleonora Manta, fanno ipotizzare una violenza di tipo “Aggressività Espressiva “ agita come risposta di rabbia nei confronti delle due vittime. Sembra dalle notizie apparse e dai messaggi trovati, che non ci troviamo di fronte ad un omicidio d’impeto, poiché vi e’ stata una lunga premeditazione, studiata nei minimi particolari da parte dell’assassino che ha studiato un percorso per eludere telecamere di sorveglianza, ha fatto copia della chiave dell’appartamento tenuta per se’, l’acquisto di un coltello da caccia, fascette e solvente e numerosi foglietti con pianificazione dell’agito omicidiario. In genere in criminologia, in numerosi casi , i reati violenti prevedono una relazione tra vittima ed aggressore, l’estrema violenza con cui l’azione omicidiaria viene agita è direttamente proporzionale all’affettività investita precedentemente nella coppia vittima-offender. Antonio De Marco descritto da tutti come mite, solitario , introverso era stato inquilino di di Daniele De Santis nella casa dove e’ avvenuto il delitto. Dopo un anno di coabitazione De Marco viene invitato a lasciare l’appartamento, poiché Daniele vuole portare avanti il progetto di vita con Eleonora, iniziando una convivenza. E’ probabile che da quel momento, si innesca nell’assassino un sentimento di rivalsa e di vendetta, che cela le reazioni interiori più autentiche e rimanda a meccanismi psicologici più arcaici che in seguito al rifiuto abbandonico della sua persona hanno innescato l’efferata violenza. Anche la scelta del tipo di arma da utilizzare ci racconta quanto ci sia stata una lenta e ossessiva premeditazione. Non reperisce un’arma di opportunità sulla scena del delitto, ma probabilmente studia le varie tipologie di coltelli per poi comprarne uno da caccia. Anche sulla scelta dell’arma si possono aggiungere elementi importanti ai fini della spiegazione dell’azione omicidiaria, un coltello lo si può comprare con estrema facilità, ma ha soprattutto una valenza psicologica poiche’ presume un corpo a corpo, un contatto ravvicinato, un affondare la lama e godere del terrore negli occhi altrui. Una personalità sadica, sembra appartenere al De Marco, con tratti megalomanici, il desiderio di lasciare al mondo le sue gesta, attraverso una scritta. Lucido, nel suo mondo delirante premedita nei minimi dettagli la sua azione, si esalta, cresce in lui ora per ora la frenesia di un’onta che deve essere lavata col sangue, “onta apparente” pronta a sfamare i suoi fantasmi terrifici interni. Il De Marco non ha ucciso per invidia, sarebbe riduttivo e non spiegherebbe l’efferatezza dell’azione, ha colpito a morte i due giovani fidanzati proiettando su di loro, la sua inadeguatezza, il suo tormento interiore, il suo interno nero come la pece che probabilmente ha un origine psicopatologica più arcaica.
Virginia Ciaravolo psicoterapeuta- criminologa