DI GIANFRANCO ISETTA
Quattro anni fa ebbi occasione di pubblicare su alganews questo articolo. Allora non ci fu sufficiente consapevolezza sul rischio incombente rappresentato da quella candidatura, oggi è facilmente constatabile questo pericolo e allora riproporrei quell’articolo vista l’attualità drammatica che conserva
DONALD TRUMP, UN PERICOLO CHE RIGUARDA ANCHE NOI, UNA PROPOSTA
27 aprile 2016
DI GIANFRANCO ISETTA
Sono in corso le primarie negli Stati Uniti che vedono impegnati gli iscritti democratici e quelli repubblicani, i partiti dell’asinello e dell’elefantino, per individuare i rispettivi candidati alla Presidenza nelle prossime elezioni di novembre. La novità, peraltro preoccupante per ogni sincero democratico, è l’irruzione del miliardario Donald Trump che si appresta a conquistare la candidatura per il suo partito con l’obiettivo di diventare Presidente. Questo personaggio è portatore di una visione del mondo e di un programma conseguente che potrebbe avere riflessi assai gravi negli equilibri internazionali, sul piano politico, su quello della sicurezza globale, sul piano economico e sui rapporti tra i popoli e gli Stati. Il personaggio è tra i portatori di questa ondata xenofoba che sta investendo molti paesi in ragione del fenomeno planetario in atto che vede la presenza di migrazioni di massa di intere popolazioni che fuggono dalle guerre, dalle carestie e dalla povertà. Ma anche di una idea di superpotenza dominante nell’agone mondiale caratterizzato da guerre reali diffuse e crescenti oltre che economiche.
Poiché il ruolo del Presidente degli USA ha un peso rilevantissimo proprio sul piano internazionale con ricadute anche sulle nostre esistenze, mi viene da fare una riflessione:
siamo sicuri che molti elettori americani si rendono pienamente conto della responsabilità che questo voto carica su ciascuno di loro anche per i riflessi che avrà nei confronti di tutti noi che non siamo chiamati a decidere su scelte che alla fine ci riguarderanno?
Non sarebbe forse il caso, attraverso una campagna di sensibilizzazione di massa, utilizzando anche lo strumento dei social network, di avviare un’ azione che si potrebbe definire di “pacifica interferenza democratica” verso l’elettorato statunitense, a partire da quello repubblicano, perché possa avere a disposizione anche le nostre ragioni oltre quelle di Salvini, nel formarsi una opinione nella scelta che si appresta a compiere?
Non sembri una provocazione ingenua o esagerata, in un mondo sempre più globalizzato, se si pone questo problema di fronte al rischio Donald Trump, al di là del patetico “sostegno” del nostro ineffabile segretario leghista in trasferta alla ricerca di riconoscibilità “extracomunitaria”.