DOPO L’INDIGNAZIONE COSA RESTA? MORIRE A 17 ANNI IN UNA QUALSIASI CITTÀ ITALIANA

DI VIRGINIA CIARAVOLO

Pochi giorni fa, ennesima rapina fallita, un minore Luigi Caiafa , perde la vita in uno scontro a fuoco con i Falchi della polizia. Non sara’ l’ultimo, almeno se oltre all’indignazione, non decideremo di impegnarci seriamente nel farci carico di questi adolescenti allo sbaraglio che come schegge impazzite, giocano la loro vita come in una roulette russa. Passata l’indignazione, cosa resta dei tanti Luigi che finiranno la loro vita senza alcuna possibilita’ di un reale recupero? Cosa è stato fatto per lui, ma soprattutto è bastato a salvarlo? No !
Dal suo profilo FB, 17 anni, 18 a breve e non potra’più raccontare nulla. Un profilo con tante foto, in nessuna sorride, atteggiamento da macho, qualche pistola, molte frasi che inneggiano alla ribellione. Frasi d’amore per un padre quasi sempre carcerato, che nonostante come lui
stesso scrive non c’e’ mai stato, perché detenuto, e’ il tuo Suo eroe, la sua forza. E poi quello scritto quasi premonitore : “quando il mio corpo sara’ cenere, il mio nome sara’ leggenda…”
Il modo in cui una persona cresce, varia moltissimo dal luogo in cui questa crescita avviene. Il comportamento umano e’ sempre il risultato di 3 fattori : biologico, il fattore genetico influenza la persona ed il suo sviluppo futuro, ma questo e’ solo la base di partenza, nulla e’ immodificabile ancora. il secondo fattore riguarda le prime esperienze di vita, infine l’ambiente e con questo s’intende famiglia, città, quartiere. Se vogliamo comprendere perchè un ragazzino muore in un modo cosi’ cruento a 17 anni, dobbiamo guardare questi fattori assolutamente insieme, e forse qualche risposta l’avremo !
Non era una mammola Luigi, era già entrato nel circuito penale, ha partecipato a progetti con associazioni e fatto messe alla prova. Anche le compagnie che frequentava, di certo non lasciavano sperare in un buon esempio, la notte della sua morte era insieme al figlio di un ultras, cosi’ come il padre di Luigi, con precedenti penali non di poco conto. La messa alla prova, si da quando un giudice ritiene, sia possibile un recupero del minore, probabile questo fosse il caso di Luigi, ma non si è tenuto conto, delle pressioni interne ed esterne che avrebbero potuto minare il percorso di recupero dell’ adolescente. Si è lasciato che ritornasse li da dove tutto e’ cominciato, ci siamo fatti bastare uno pseudo lavoro come pizzaiolo, una fidanzatina , senza contare che il bubbone del malaffare aveva impregnato ogni respiro di questo ragazzo, che senza Una famiglia adeguata, senza adulti di riferimento, senza esempi e valori, è molto piu semplice reiterare gli antichi meccanismi, piuttosto dell’ immane lavoro di modificare l’ingranaggio.