DI CLAUDIO KHALED SER
Mi ricordo che da piccolo, quando ritornavo in bici da scuola, già sulla stradina che mi portava in cascina, annusavo l’aria.
Giocavo ad indovinare cosa la nonna aveva preparato da mangiare.
L’odore del sugo diceva pastasciutta, il fritto erano le polpette o le cotolette.
L’odore del cibo della nonna si mischiava con quello delle altre case intorno e non era mai una certezza ma solo un indizio.
Il “fumo” dava il segnale ma poi a tavola, era “l’arrosto” che contava.
Quando si esprime un pensiero, le parole sono il fumo del discorso,l’arrosto é il concetto.
Bisogna sempre mirare al piatto in tavola, e farlo nel modo più semplice possibile.
Il detto “parla come mangi” significa togliere fronzoli al discorso e andare dritti al punto.
Le posate, i piatti ed i bicchieri sono solo un complemento.
Quello che importa é cosa metti nel piatto.
Quando scrivo, cerco di badare al sodo, retaggio della mia educazione contadina seppure raffinata dalla filosofia degli studi classici.
Pane al pane, insomma.
Si é perso questo modo di parlare e di scrivere, si esprimono concetti girandoci intorno per non urtare le suscettibilità di chi ascolta o legge.
E alla fine anche coloro che rispondono, si soffermano sul fumo senza accorgersi dell’arrosto.
Ne é un esempio (ultimo) il mio post sull’enciclica che ho ribattezzato “Banalis in Terris”.
Tutti a difendere il Papa, a magnificarne l’opera e le doti come se il post volesse svilire il personaggio.
Pochi sono andati sull’arrosto che era ed é, l’enciclica.
Come ho detto ad un’amica, anche i migliori attori possono incappare in un film scadente, indipendentemente dalla loro bravura ed il fatto che loro l’abbiano interpretato non ha fatto di quel film un capolavoro.
E’ rimasto una stronzata.
Successe a Robert De Niro, a Dustin Hoffman, a Sofia Loren…..
Perché non dovrebbe succedere a Bergoglio ?
L’odore del fumo eccita gli animi, si discute dell’aria ignorando la sostanza.
E’ successo molte altre volte che si ragioni col naso ed é per questo che i fondamentalisti senza fondamenta, si dilettano a denunciare i miei articoli al Tribunale facebucchiano come accaduto di recente con Hebdo, con Cira, con israele….
Si evita la fatica di riflettere sui concetti, attaccandosi alla parola.
Pensare costa, tempo e neuroni.
Spendeteli entrambi prima di commentare.
S’arricchisce il discorso che altrimenti resterebbe solo fumo.
E per cortesia, smettetela di fare i bambini che “lo dico alla maestra”.
Non siete d’accordo ? Esprimete il dissenso, magari anche fanculandomi.
Ma cosa ci guadagnate a fare gli zebedei ?
Pensate che uno o dieci giorni di silenzio imposto cambino le cose ?
Cancellare un post, secondo voi, cancella il pensiero di chi lo esprime e di chi magari lo condivide ?
Se volevate vivere di odori, dovevate nascere cani da tartufo.
Mirate all’arrosto che metto in tavola.
Grazie.