DI VIRGINIA CIARAVOLO
Molliamo ogni certezza noi genitori, rispetto alla conoscenza dei nostri figli. Non e’ oro tutto quello che luce, non sempre dietro una patina di pseudo normalità, vi è il benessere psico emotivo e fisico atto a scongiurare tragedie come quella accaduta a Maria Chiara Previtali, morta di overdose a poche ore dal suo diciottesimo compleanno. Da quanto si evince dai media e da interviste rilasciate, la giovane viene descritta come studiosa, solare, sportiva, giovane donna generosa e altruista. Non sono bastate queste qualità a salvarla, non e’servito avere alle spalle una famiglia sana che l’amava, un padre che paradossalmente salvava con il suo impegno, i giovani bruciati dalla droga…
Maria Chiara come tutti i ragazzi della sua età, e’ stata divorata da quella fase della crescita che se non sei pronta, ti stritola, ti inghiotte, ti avvolge tra i suoi abissi e fa si che anche la possibilità della morte, può apparirti lontana, impossibile.
Tante le domande che dobbiamo porci, una su tutte, se vero quanto letto perchè una ragazza cosi’ giovane, cresciuta in un ambiente familiare dove l’informazione dei rischi legati all’assunzione di sostanze stupefacenti poteva essere più o meno all’ordine del giorno, visto il ruolo del papa’ dirigente della Comunità Incontri, chiede come regalo di compleanno una dose di eroina ?
Cominciamo col dire che gli studi fatti in materia, sostengono che l’iniziazione all’uso di droghe si amplifica se si hanno frequentazioni con un tossicodipendente, e Maria Chiara se ne era innamorata, da circa tre mesi era in fusione amorosa con un ragazzo dedito a sostanze stupefacenti. Questo però non spiega ancora il perchè sia potuto accadere la tragedia, al netto di eventuali fragilità psicologiche,le motivazioni sono da cercare nel periodo di crescita che stava vivendo. Molto spesso accade che nonostante ci si spenda per dar loro tutto, quel tutto ai loro occhi e’ niente, insoddisfatti perennemente , mascherano i loro reali bisogni dietro maschere di finto benessere. E’ questa l’età dell’angoscia esistenziale, della paura di sentirsi inadeguati. E laddove ci sono richieste manifeste non e’ detto che la decodifica sia quella, e che non vi siano altri bisogni che passano tra rabbia e opposizioni. C’era disagio in Maria Chiara, un disagio invisibile , profondo, un malessere che non poteva essere visto e che probabilmente indossava tante maschere. Se a questo aggiungiamo il passaggio di crescita che da adeguatezza del guscio familiare che ti protegge, si passa ad una inadeguatezza ed uno spostamento sul gruppo dei pari all’esterno, la confusione e’ servita. Gli attriti con le figure di riferimento : i genitori, sono una modalità per smarcarsi, per pianificare la propria autonomia, mentre intanto l’insicurezza, il non sentirsi adeguati, invade il corpo ed i pensieri. La droga puo’ essere una automedicazione a questo silenzioso dolore, un modo per zittire quella voce che ti chiede di essere altro. Le droghe hanno il potere sui ragazzi in formazione in particolare , di variare la percezione di sé, di sentirsi altro da quello che loro rigettano. Sono la perfetta metamorfosi che ti trasforma in ciò che vuoi che e’ quanto più lontano possibile, dai modi, regole e riflessioni di quegli adulti che fino a quel momento ti hanno guidato. Possibile che la richiesta del regalo particolare di Maria Pia, fosse proprio un’opposizione genitoriale al lavoro del papa’. Se in tutto questo, ci aggiungiamo la voglia di trasgredire, il senso di onnipotenza, anche la morte perde valore e non spaventa, non e’ più mostro terrifico, ma sfida. E qualche volta si perde, cosi’ come e’ accaduto a Maria Pia ed e’ per questo che provo profonda pena per la sua famiglia. I figli non si conoscono mai per quello che sono veramente e per come ci appaiono, soprattutto se fuori sembrano farfalle, ma dentro rimangono bruchi.
Virginia Ciaravolo psicoterapeuta-criminologa