DI STEFANO FASSINA
Dai Presidenti delle Regioni pressione impropria sul Mes. Anche oggi, l’appello al Governo dal Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni per l’attivazione del Mes Sanitario. È ovviamente competenza istituzionale dei Presidenti delle Regioni chiedere ulteriori risorse per il SSN. È invece esclusiva competenza del Governo proporre e del Parlamento decidere come finanziare la spesa pubblica. Suggerimenti autorevoli sono sempre benvenuti, forse però, prima di continuare a martellare sul Mes, anche il Presidente Bonaccini dovrebbe riflettere su alcuni dati di realtà: l’Italia oggi colloca I BTP a tassi di interesse negativi; il conto di Tesoreria del Mef è carico di decine di miliardi di liquidità; il Ministero della Sanità ha avuto dall’avvio della pandemia tutte le risorse richieste; vi sono 6 miliardi fermi su un programma, rifinanziato nel 2018 e 2019, per interventi in materia di ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico e per RSA. Il Mes Sanitario non ha condizionalità all’accesso ma, a statuto e regolamenti Ue vigenti, ne prevede dopo l’accesso, in conseguenza di una valutazione di solvibilità del debitore. Quando sei un ‘cliente’ zavorrato da un debito pubblico al 160% del Pil, sei oggettivamente a rischio di programma di aggiustamento macroeconomico e strutturale. In tale contesto, sarebbe autolesionistico ricorrere al Mes Sanitario. Non a caso, nessuno degli Stati che, seppur minori di noi, avrebbe risparmi in termini di spesa per interessi intende ricorrervi, mentre con noi in 16 ricorrono al Sure. Forse, sarebbe utile che ciascun livello istituzionale facesse il suo mestiere.