DI CLAUDIA SABA
Non poteva mancare il “pensiero” di Antonio Pennacchi che in un’intervista su La Verità, parla di “dittatura sanitaria” e di una situazione che secondo lui “andava affrontata diversamente”.
“Questa trovata dei Dpcm non va affatto bene” dice Pennacchi.
“Serve il concorso di tutti: non si procede da soli. […] Una situazione come quella di oggi va affrontata con un senso di unità nazionale dalle forze politiche che ci governano. Togliatti diceva: prima il Paese, poi il partito. Oggi siamo all’ egotismo assoluto”.
E ancora:
“Tutti i pieni poteri che voleva Salvini li abbiamo dati senza fiatare a Giuseppe Conte. Chi mi assicura che con la scusa del virus, prima o poi non buttano giù quel poco di libertà che m’è rimasta”, aveva detto a marzo.
Oggi conferma la stessa visione di allora, e conclude:“Dittatura per dittatura, io preferisco Xi Jinping, che presidente almeno non ci è diventato vincendo al gratta e vinci”.
Parole altamente offensive verso un governo che da febbraio si trova ad affrontare una delle più grandi crisi dell’ultimo mezzo secolo, una crisi paragonabile solo alla “Spagnola” di cento anni fa.
Auspicare per il nostro paese un dittatore come Xi Jinping,
piuttosto che Conte, presidente da “gratta e vinci” secondo lo “scrittore”,
vuol dire non vivere la realtà.
Vuol dire raccontare una storia distorta, non questo grave momento che stiamo vivendo.
Forse sarebbe il caso di informarsi bene sulla vita che si vive in Cina.
Sopratutto se questa “dittatura” italiana permette a lui di poter ancora affermare il suo pensiero.
Ma lei lo sa Signor Pennacchi che la dittatura cinese non le avrebbe mai permesso nemmeno di pensare?