DI PAOLO DI MIZIO
Caro Di Mizio,
capisco che il governo debba prendere misure contro la pandemia. Ma non capisco certe scelte. Perché in casa non si possono riunire più di 6 persone? Perché non 4 o 8?
Manlio Camerani
Gentile lettore,
nel fare i due esempi, 4 e 8, lei si attiene a numeri proporzionati: non indica numeri illogici, come 100 o 200. Insomma, va a spanne. Ebbene, il governo ha fatto la stessa cosa: è andato a spanne. Infatti il Comitato tecnico scientifico che ha avallato il numero di 6 ha precisato che è una soluzione empirica, “in assoluta assenza di evidenze scientifiche”. In altre parole era necessario scegliere un numero, diciamo “ragionevole”, per evitare assembramenti in luoghi chiusi e si è scelto qualcosa che non fosse né troppo né troppo poco.
Vorrei precisare che il Dpcm cita quel numero non come obbligo di legge ma come semplice raccomandazione. E per dirla tutta, il limite di 6 è stato adottato per primo dal governo britannico e solo dopo da Francia e Italia. Anche a Londra si sono chiesti perché proprio quella quantità. Un ministro ha risposto: “Perché a un certo punto bisogna pur fissare una regola e poi seguirla”.
Il ragionamento rispecchia il pragmatismo, figlio dei due grandi filosofi inglesi Locke e Hume, secondo i quali una società prima deve trovare empiricamente una soluzione fattuale, non teorica, e una volta constatato che funziona, ne darà giustificazioni a posteriori.
E infine, mi lasci dire, meglio affidarsi al buon senso che non rivedere lo show in televisione di scienziati e presunti esperti che si accapigliano sostenendo teorie opposte, come accadde ahimè a marzo ed aprile. E lo show non è ancora finito.
Da La Notizia