DI PAOLO DI MIZIO
Caro Di Mizio,
giustamente La Notizia giorni fa scriveva con ironia che “Zangrillo è clinicamente scomparso”. Purtroppo non sono scomparsi tutti gli altri negazionisti del virus. Si leggono cose dell’altro mondo.
Attilio Remigi
Gentile lettore,
sono d’accordo: è sconfortante. Zangrillo ha fatto una vera figuraccia, ma so che su Facebook nascono pagine di suoi fan. Come al solito, i cretini sono infaticabili: lavorano 24 ore su 24.
Se ne sentono di tutti i colori. L’altro giorno in una discussione su Facebook un complottista negazionista, dopo aver detto che l’epidemia non esiste ed è solo frutto di una campagna mediatica, ha concluso con una frase ad effetto che forse piacerà ai suoi seguaci: “Se spegni la tivù, il virus non c’è più”.
Gli avrei voluto fare i complimenti per il suo metodo. Lo si potrebbe usare anche in guerra. Invece di ascoltare i bollettini dei morti e dei feriti, delle battaglie perse o vinte, si può spegnere la tivù e la guerra non c’è più. L’unico inconveniente è che, mentre pensi che la guerra non ci sia più, i soldati invasori ti entrano in casa proprio quando stai per inforcare un piatto fumante di bucatini all’amatriciana. Ti sistemano con una sventagliata di mitra, e fin qui pazienza, ma poi i bucatini se li mangiano loro…
Se può consolarla, caro Remigi, quando i libri di Storia parleranno di questa pandemia e della guerra mossa da tutti i popoli dell’intero pianeta a un nemico comune – evento senza precedenti nella storia dell’umanità –, i negazionisti saranno citati in una piccola nota a piè di pagina, per indicare come la civiltà debba sempre guardarsi dagli stupidi.