DI IVANA FABRIS
Napoli, operatori del turismo e delle attività ricreative, bar e ristoranti inclusi, in piazza adesso. Disobbedienza civile.
Le istanze potrebbero anche essere giuste e le responsabilità del governo che ha abbandonato a se stessi i cittadini italiani in balia di una crisi profonda, sono tangibili.
Io però mi chiedo dov’erano tutti quelli che in questo momento sono in piazza a Napoli, quando a seguito dei diktat europei, i governi che si sono succeduti hanno distrutto il tessuto produttivo, alienato l’industria del turismo, effettuato tagli al welfare e alla sanità pubblica che, peraltro, al sud è sofferente da sempre?
Non c’erano.
Non esisteva il problema.
Al sud. E neanche al nord.
Adesso invece siamo alla disobbedienza civile contro la dittatura sanitaria ma contro quella economica, mai nessun segno di vita.
De Luca non è certo il mio riferimento politico ma credo sappia bene cosa significhi per la sanità della Campania, aumentare esponenzialmente i malati da Covid e per questo voglia la chiusura.
È solo una pezza su una falla gigantesca, ma allo stato attuale, nell’ipocrisia e nell’immobilismo della politica asservita alla UE, altro non c’è da fare, per contenere la diffusione del contagio.
Quindi protestare oggi e in un simile momento, non è solo una sorta di autocommiserazione, non è neanche solo un atto irresponsabile rispetto all’epidemia, ma è soprattutto il primo e fondamentale passo perché la massa arrivi a chiedere il MES secondo la logica del T.I.N.A: non ci sono alternative. MES o morire.
Con buonapace di chi continua a dire che il capitalismo ha fallito.
Pensa se vinceva…