DI RINO GIRIMONTE
Ci sta franando il mondo addosso, da noi, oltralpe, oltre i Pirenei, la soglia della nostra fragilità è stata varcata, abbiamo sprecato un tempo di tregua che ci eravamo guadagnati con sacrifici e responsabilità e, invece di riorganizzare le fila per continuare a proteggerci sempre di più, ci siamo accapigliati su questioni senza senso, ci siamo divisi sul sesso degli angeli. I buoi sono scappati e qualcuno li ha foraggiati, e c’è una irresponsabilità demenziale di chi invita a non usare le mascherine, a non scaricare la app, che tanto è servita in Corea del Sud per fermare il virus, c’è la dispersione regionale della sanità pubblica nazionale, l’uso delle regioni come catapulte per attaccare il nemico, le indecisioni e gli errori del Governo, le lobby che non dormono mai e trovano sempre la smagliatura per fare profitti, ci sono i cortei contro il coprifuoco per dare ragione a chi pensa che l’uomo merita l’estinzione, ci siamo noi a correre dietro l’osso che ci lanciano di volta in volta e passiamo il tempo ad insultarci, a irriderci addosso in questo nazionale bar dello sport.
Dov’è quel sentimento di popolo, quel sussulto collettivo dei grandi momenti storici, la coscienza nazionale, il vero patriottismo che fa scudo contro un nemico comune, dov’è il paese in cui la vita di ognuno ci concerne a tutti? Siamo ancora spezzettati in staterelli e ci odiamo. Non esistono, agli occhi della gente, istituzioni, partiti, organizzazioni, con il sufficiente prestigio e autorevolezza per garantire la tenuta morale, etica, materiale necessarie per continuare a sperare in una rinascita. Se non capiamo che siamo davanti a un bivio decisivo in cui ci giochiamo tutto, compresa la vita, se non capiamo che siamo in un frangente in cui ognuno di noi dipende dal comportamento dell’altro, se non capiamo che è questo il momento in cui bisogna mettere da parte le differenze politiche, ideologiche, di campanile, territoriali, in cui dovremmo dare alla classe politica una lezione di unità, di umiltà, dandoci la mano o il gomito in segno di pace, se non lo capiamo adesso, allora quando? Finiamola di applaudire i nostri contro gli altri, la guerra va interrotta subito, fermare il gioco oggi, un lookdown delle polemiche, della gara a chi ce l’ha più duro, avremo motivi e tempo per rifarci, se proprio non possiamo farne senza, una volta sconfitto il nemico comune.