CRONACA (AMARA) DI UNA DOMENICA DI COVID

DI REMO CROCI

La sveglia anche oggi e’ stata la stessa di sempre. Nonostante sia domenica e nonostante l’orologio sia tornato indietro di sessanta minuti. Gli occhi li apro non a comando. Mi sveglio quando so di aver riposato quel tanto che basta. Non saranno mai i minuti, in più o in meno, a dettare i tempi della mia vita. Ho già un lavoro che da anni mi impegna a battere i minuti. Ne ho abbastanza. Così come ne ho piene le scatole di questo stato d’emergenza che sta cambiando le nostre abitudini e ci rende tutti nervosi. Basta una parola, un gesto che fino a qualche me fa erano insignificanti nel nostro quotidiano, a far scattare in noi una reazione al limite. Non può essere diversamente viste le condizioni in cui ci muoviamo ogni giorno.
Per tre mesi ci siamo convinti, forse più illusi, che il COVID fosse un brutto ricordo. Un incubo vissuto ma passato. Ci siamo cullati nel sogno che l’estate avesse respinto il mostro marino. Sulle spiagge abbiamo scaldato dal sole i nostri corpi e nel mare ci siamo tuffati convinti che fosse la terapia vincente per battere il virus. Siamo rimasti con la salsedine addosso fino
a tarda ora prima di andare sotto la doccia. Le sere calde, afose erano un invito a far festa in discoteca dopo una cena con gli amici. Gli aperitivi un anteprima al ritorno alla vita. Di tamponi non s’e parlato più. Così come nessuno lèggeva più i dati quotidiani dei contagi. E sapete perché? Perché di tamponi non ne venivano più fatti. E di conseguenza non c’erano più tutti gli altri dati.
Siamo stati ingannati più che illusi. I nostri figli e nipoti dopo essersi divertiti ,non solo in Italia ma anche nelle isole più alla moda, sono tornati a scuola. Convinti di dire addio ai tablet e computer per una didattica a distanza che li aveva profondamente delusi. Vuoi mettere tornare a sedersi sui banchi della tua classe? In due mesi però il bonus e’ scaduto. Si tornera’ a seguire le lezioni da casa.
I tamponi hanno messo a nudo più positivi che negativi. E, invitati dai dottori di base, quelli che dovevano ripetere il prelievo dopo la prima positività, sono stati invitati a mettersi di nuovo in fila al fianco, ma distanziati e con tanto di mascherina, dei comuni pazienti in attesa del tampone. Un caos che ha generato altri positivi laddove’ invece vanno curati.
E chi si presenta al Pronto Soccorso di qualsiasi Ospedale e chiede di essere assistito per una patologia che non sia il virus viene invitato ad andar via. “ Stare qui e’ pericoloso c’è il COVID vada via torni a casa” . Eh si perché uno che va all’Ospedale essendo magari un malato terminale ha proprio paura del COVID. Ma fate il piacere.
Sono riusciti a sfruttare il COVID per liberare le corsie e i corridoi dei reparti. La giustificazione e’ che servono posti letto. Nessuno però ha il coraggio di ammettere le proprie colpe. Se non avessero chiuso gli Ospedali in nome di scellerate scelte politiche il COVID avrebbe fatto meno vittime. Provate a smentire ora che fate le corsa a chiedere letto alle strutture sanitarie private.
Ora in un Paese serio qualche testa dovrebbe cadere! Ed invece non solo non cadono ma raddoppiano i loro incarichi. Pazzesco!
Così come e’ pazzesco essere restati tre mesi senza far nulla di concreto in materia di organizzazione logistica ed operativa.
Si sono più preoccupati delle elezioni regionali che dell’emergenza. Nelle Marche poi in Regione i politici avevano pensato bene di regalarsi e regalare a dirigenti e funzionari un aumento in busta paga per l’ottimo lavoro svolto nel periodo pandemico. Molti quell’ottimo lavoro lo avevano svolto addirittura a casa. A chi invece era rimasto notte e giorno negli ospedali solo un bel suono di sirene e clacson da parte delle forze di Polizia a mo’ di “serenata” da ordine pubblico.
Poi quando l’onda del virus ha di nuovo travolto chi beatamente passeggiava sulla riva ci siamo accorti che il COVID era tornato. Eh no! Non era tornato. Non era mai andato via. E’ questa la verità. Ora per respingere il mostro marino abbiamo due possibilità. Aspettare che qualche lobbies farmaceutica depositi il vaccino oppure dovremmo riuscire a togliere l’acqua al mostro marino e renderlo più innocuo. Per farlo dovremmo impegnarci tutti a prendere il nostro secchio d’acqua e portarlo a casa. Più lontano siamo dal mostro e più lui non potrà avvicinarci. Senza il suo mare avrà difficoltà a muoversi. Magari spiaggerà presto senza che nessuno sara lì a fotografarlo o a scattare un selfie.