LOCKDOWN SI, LOCKDOWN NO

DI CLAUDIA SABA

Le motivazioni sono valide in entrambi i casi.
Ma l’impennata del virus, a marzo, lo abbiamo fermato soltanto grazie alla chiusura totale per due mesi.
In quei due mesi, la morte è entrata nelle nostre case portandosi via migliaia di persone.
I nostri nonni, zii, cugini, mamme e papà, le persone più anziane, quelle più cagionevoli.
Le più fragili.
La morte si è portata via anche la speranza, la gioia di stare insieme, di abbracciarci.
Ci ha tolto serenità, sicurezza e tutte le certezze della nostra esistenza.
A maggio abbiamo ricominciato a sperare, a riprendere almeno in parte la nostra vita.
L’estate ha poi spazzato via tutte le nostre paure e abbiamo pensato che tutto fosse finito per sempre.
Ora, è di nuovo buio.

Abbiamo sempre saputo che sarebbe potuto accadere, ma ce ne siamo fregati.
Il mare, le discoteche, le vacanze, le cene, i pub. Non ci siamo fatti mancare nulla.
Ora…
Il pianto del coccodrillo.

Lockdown si, lockdown no.

Siamo fatti così, irresponsabili e incontentabili, bravissimi a piangere sempre dopo.
A dare colpe a chiunque.
Non si è fatto molto, vero.
Ospedali e medici carenti, bus e metro superaffollati.
La Povertà che incalza.
E gente sempre più incazzata.
Ma questo è il fallimento di una politica che non va.
Confusione.
Povertà da un lato, malattia e morte dall’altra.
E rabbia, tanta rabbia.
Ora è inutile recriminare.
Così facendo rischiamo di consegnare l’Italia in mano a “forze” che non hanno alcun interesse al bene comune.
Non sappiamo cosa ci aspetta.
Posso solo dire che qualunque cosa accadrà, abbiamo il diritto di affrontarla fino in fondo.
Possiamo farlo, dobbiamo farlo.
L’Italia è anche questo.
Coraggio e volontà.