DI MARINO BARTOLETTI
Non può bastare un breve, semplice commento per parlare di Ugo Tognazzi che se n’è andato esattamente 30 anni fa.
Dei cinque cavalieri della commedia all’italiana è stato quello che probabilmente ha toccato le corde più drammatiche, pur provenendo più “dal basso” di tutti gli altri, cioè dalle tavole dell’avanspettacolo (dove faceva coppia con Domenico Luzzara, poi diventato presidente della Cremonese). Scrivo cinque titoli di film e non aggiungo altro, voi potete pescare fra gli altri 150 (e forse ce ne sono di altrettanto significativi): “I mostri”, “Nel nome del popolo italiano”, “Romanzo popolare”, “Il vizietto”, “Amici miei”. La sua “supercazzola” (mai attuale come adesso) vale da sola il romanzo di una vita. È stato uno dei fondatori della televisione italiana che a un certo punto gli è andata troppo stretta. Ha recitato la cialtroneria e l’umanità, l’allegria e la tragedia. È morto tristissimo e dimenticato dal grande cinema. Pazzesco!