DI EMILIANO RUBBI
Vincenzo De Luca, fino a qualche giorno fa, si lamentava dicendo che “i cittadini non avrebbero capito” se la Campania fosse stata dichiarata zona rossa, ma il resto d’Italia no.
Oggi la Campania rientra tra le zone gialle e lui si lamenta perché le restrizioni del governo, secondo lui, sono insufficienti.
In pratica, De Luca voleva il lockdown, ma allo stesso tempo non voleva che ai suoi elettori sembrasse che lui avesse fatto “peggio degli altri”, quindi pretendeva che fosse generale.
Ora la palla passa in mano sua, e lui non sa come gestirla senza perdere consensi.
L’Ordine dei medici della Lombardia implora le autorità di chiudere tutto da settimane.
Ma Fontana, Gallera (i responsabili delle stragi nelle RSA di marzo) e lo stesso sindaco Sala, seguitavano a far finta di niente, minimizzando la situazione.
Ora la Lombardia è “zona rossa”.
E Fontana si lamenta perché, secondo lui, il governo non dispone dei “dati aggiornati”.
Ovvero, secondo lui, i dati che la regione Lombardia, che lui guida, ha spedito a Roma, non sono gli ultimi disponibili.
Ottimo.
In Calabria (regione in cui la Sanità è al collasso da sempre), per fingere di avere meno terapie intensive occupate, la Regione ha deciso di contare come “ricoverati in terapia intensiva” solo gli intubati, non coloro che indossano il casco per la ventilazione polmonare.
In pratica, nel giro di poche ore, è passata miracolosamente da 26 ricoverati in terapia intensiva a 10.
Questo per cercare maldestramente di evitare un lockdown.
Ecco, la Sanità in mano alle regioni ha portato a questo.
A una serie di grotteschi cialtroni che pensano unicamente al proprio consenso personale, fregandosene dei danni che stanno creando.
È più che evidente, ormai, che tutto questo non funziona. Lasciare la gestione della Sanità alle Regioni è stata un’idea disastrosa.
La salute pubblica deve al più presto tornare di competenza esclusiva dello Stato