DI LIDANO GRASSUCCI
Come stai? Dirlo è facile, aspettare la risposta è difficile. Poi sentire come ci si sente nell’altro assente. Suona una sirena di ambulanza, ormai pare normale.
Il freddo della sera era una bellissima atmosfera, ora fa paura. I marciapiedi sono sempre vuoti dal tuo lato e radi i passanti dall’altro in una gimkana per evitare qualsiasi contatto sia anche quello visivo. E subito alla tana.
Come stai? Dirlo è facile, aspettare la risposta è difficile. L’altro ti dice delle sue paure alimentando le tue.
Darsi una mano era riconoscersi, aiutare, vivere ora è paura di non ridarla.
Chi sta male quasi si sente clandestino, chi sta bene si sente precario. Sensazioni inusitate in una estate di San Martino di cui non puoi apprezzare il sole e il lieve calore, ma arriva subito il freddo della sera.
Il quadro è dipinto non con la forza dell’estasi dei santi, ma con la violenza delle ferite a nostro Signore nella via Crucis.
La faccia è mascherata, la vita è impaurita ed è nata una distanza infinita tra l’io e il resto e l’io non è neanche sopraffazione è sopravvivenza che è una vita tirata avanti e non un vivere spinto alla vita.
Io speriamo che me la cavo è l’imperativo, ma sarebbe bello che ce la cavassimo.
Come stai? Sto sospeso
fattoalatina