DI EMILIANO RUBBI
Prima a Valencia, in Spagna, e poi a Castelfranco Veneto, alcune case di cura per anziani hanno deciso di dotarsi di “stanze degli abbracci”.
Ovvero dei posti in cui gli ospiti della casa di cura possono vedere, toccare e anche “abbracciare” i propri cari, protetti da un telo di plastica capace di bloccare il passaggio di un eventuale virus.
Se non avessimo vissuto questo 2020, probabilmente quella in foto ci sembrerebbe la scena di un film post-apocalittico.
Oggi, invece, ci appare triste ma anche dolcissima.
Un modo come un altro per cercare in qualche modo di sopperire al bisogno naturale di vicinanza, di contatto fisico, che accomuna ogni essere umano.
Un abbraccio tiepido, raffreddato da un telo di plastica, ma sempre un abbraccio.
Un modo come un altro per far sentire agli anziani che non sono soli, che al di là del telo c’è ancora qualcuno che li stringe forte.
Sono scene che ci ricorderemo, in futuro, quando tutto questo sarà passato.
Perché passerà, prima o poi, quello è sicuro.
E finalmente potremo tornare a guardare questa foto come si guarda il ricordo di un passato terribile e lontano, in cui per dimostrare che ci volevamo bene avevamo bisogno di un filtro di plastica.