DI CLAUDIA SABA
Una maestra invia foto intime al suo fidanzato.
Lui le condivide con gli amici.
Uno di questi, Franco, le fa vedere alla propria moglie, che in quelle foto, riconosce la maestra di suo figlio.
Lo racconta alle mamme dell’asilo scatenando un putiferio.
Minacciando di dire tutto alla dirigente scolastica.
Ma la vittima, un maestra di Torino, denuncia.
La dirigente scolastica,
informata dei fatti,
licenzia la maestra d’asilo.
Ancora una volta è proprio la vittima a pagare di più.
Minacciata, umiliata e infine licenziata.
Per qualcosa che doveva restare nell’intimità e che invece ha fatto il giro degli amici, mogli degli amici, asilo.
Per invidia? Ignoranza?
Poco importa.
Resta il fatto che nessuno si è fermato a riflettere sul perché quest’uomo, come molti altri uomini, si sia sentito autorizzato a divulgare video intimi della propria fidanzata.
“In fondo ha sbagliato lei. Non doveva inviare quelle foto”, ha preferito dire qualcuno.
Fino a quando esisterà questa moda di umiliare le donne per la loro vita sessuale, la bilancia continuerà a pendere, sempre, dalla parte sbagliata.
Due pesi e due misure.
Tra poco arriverà di nuovo il 25 novembre.
La giornata mondiale contro la Violenza sulle Donne.