DI GIAN PIETRO FIORE
Ore 19:34:53, domenica 23 novembre 1980: novanta secondi e l’Irpinia sprofonda. Un’ecatombe. 2914 morti e 280mila sfollati. Un terremoto di magnitudo 6,9 devastò interi comuni, radendoli al suolo. In quella interminabile e dolorosa manciata di secondi, case, scuole, strade e ponti si sbriciolarono inghiottendo bambini, donne, anziani e uomini sorpresi all’improvviso dal più violento terremoto del dopoguerra. L’interruzione delle telecomunicazioni impedì di lanciare subito l’allarme. Soltanto il giorno dopo la notizia si diffuse, ma era ormai troppo tardi. Centinaia di persone erano rimaste sotto le macerie e non c’era nessuno che poteva tirarle fuori di lì. Gli abitanti scavavano con le mani. Non era semplice, ma qualche vita riuscirono a salvarla. Troppe poco, purtroppo, rispetto a quelle che si sarebbero potute salvare se fosse esistita una macchina dei soccorsi. L’Italia si fece trovare del tutto impreparata di fronte alla tragedia del terremoto dell’Irpinia. Il presidente della Repubblica Sandro Pertini, giunto ad Avellino nelle ore successive alla catastrofe rimase scosso, turbato e addolorato. Al suo ritorno a Roma, in un discorso alla Nazione denunciò i ritardi e promise interventi immediati. Le sue parole toccarono l’anima di tutti gli italiani. Scattò una delle più grandi catene di solidarietà. In Irpinia, nel giro di qualche giorno, arrivarono volontari da tutta Italia. In quel momento di lutto e di atroce sofferenza, gli italiani dimostrarono di essere un popolo unito. Sono trascorsi 40 anni da quel maledetto giorno. Purtroppo i segni della catastrofe non sono stati del tutto cancellati. Da quelle macerie e da tutti quei morti sarebbe dovuta rinascere una nuova provincia. Ma purtroppo tutti quei miliardi di lire che sono stati assegnati per la ricostruzione e il rilancio, si sono persi per via, fermandosi nelle mani di amministratori corrotti e spietati camorristi. Una vergogna all’italiana che si può sintetizzare nei quattro centesimi che ognuno di noi ancora oggi versa allo stato per il terremoto dell’Irpinia, quando acquista un litro di carburante. Ma oggi non è il giorno delle polemiche. Oggi è il giorno del ricordo e della preghiera per quei tremila morti e le loro famiglie.
Dalla pagina di Gian Pietro Fiore