DI MARIO PIAZZA
Da milanese seguo con attenzione le attività di Berlusconi dagli anni 70, fin dai tempi della sua Edilnord che con qualche spericolata operazione trasformò il pianista sull’oceano in un uomo d’affari. Intelligenza, spregiudicatezza e molte amicizie giuste hanno dato il via alla serie di scandali più lunga dell’imprenditoria italiana trasformatasi poi in politica.
Da espatriato di lungo corso ho sofferto le peggiori prese in giro per causa sua, e le sue prodezze mi hanno fatto vergognare davanti ai miei amici stranieri in ogni parte del mondo in cui ho vissuto.
Detto questo, credo che se questo governo avesse un minimo di lungimiranza politica e non fosse afflitto dall’infantile e falso moralismo della sua componente principale, dovrebbe accogliere l’infaticabile liberalcialtrone a braccia aperte e senza paura.
A braccia aperte perchè sarebbe l’unico modo per scassare una destra rampante e criminale, e senza paura perchè la quota di liberismo classista che il berlusconismo infiltrerebbe nel governo non sarebbe tanto diversa da quella di eredità montiana e renziana che un PD in fase contemplativa accetta e a tratti sostiene con buona pace del suo tremebondo elettorato.
Che Marx e Lenin da lassù possano perdonarmi per quello che ho appena scritto.