DI MARIO PIAZZA
ALEA IACTA EST… Il dado è tratto.
Tra me e quel simulacro di centrosinistra chiamato Partito Democratico (e ci mancava solo che fosse totalitario) c’è ormai un muro invalicabile fatto di liberismo, di atlantismo, di guerra all’immigrazione, di paralisi riformista e di parecchio altro, ma evidentemente non bastava.
Quel muro non l’ho costruito io ma loro, e nel fine settimana mettendosi di traverso all’ipotesi di una tassa patrimoniale il PD ha inchiodato su quel muro una fitta matassa di filo spinato dal significato ultimo inequivocabile: Per loro l’abnorme distribuzione della ricchezza non è un problema e non intendono fare assolutamente nulla perchè le cose possano cambiare.
Già chiamare “patrimoniale” le irrisorie percentuali di prelievo proposte da Fratoianni e Orfini faceva sorridere (2000 Euro su 1 milione) tuttavia posso capire la timidezza in una palude politica piena di alligatori pronti ad azzannare chiunque, ma il blocco compatto che si è formato con Zingaretti, Di Maio, Renzi, Bonino, Tajani, Salvini e Meloni stretti a testuggine in difesa dei ricchi piccoli, grandi e grandissimi mi dice a chiare lettere che per la classe politica dominante in questo paese le ingiustizie sociali, la povertà galoppante e la distruzione del welfare non sono altro che un piccolo inconveniente, da prendere in considerazione giusto quando serve per prendere in giro gli elettori.
La stagione del “meno peggio” per me finisce qua, caro Zingaretti, e qualsiasi cosa facciate al di là di quel muro non servirà a nulla se non a ricordarmi chi siete veramente.