DI MASSIMO RIBAUDO
Vedo politici, politicanti e politicizzati pubblicare fieri le parole del Papa (forse non Papa o bi-Papa) sulla giustizia sociale e i limiti della proprietà privata.
Sapete? Abbiamo fatto una guerra contro lo Stato Pontificio, ci sono stati molti morti e martiri, per affermare che è lo Stato italiano che può parlare di diritti e doveri. E di proprietà privata.
E poi abbiamo fatto una guerra di liberazione dal cattofascismo dei Patti Lateranensi che ci ha condotto a una Costituzione che all’art. 42 afferma così: “La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.
La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti…”
E all’art. 44 dice così.
“Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive; aiuta la piccola e la media proprietà”.
Ben vengano le dichiarazioni di Papa Francesco, ma c’è già tutto in Costituzione. Anche la possibilità di approvare patrimoniali.
Ma ce lo stiamo dimenticando.
Ricordiamo la Costituzione, allora.
Non affidiamoci alle parole del Papa.
I papi cambiano, anche idea, le Costituzioni restano.