DI FABIO BALDASSARRI
Qualsiasi politico può commettere errori oppure scegliere, tatticamente, anziché la posizione più giusta quella più praticabile. Zingaretti, tuttavia, a questo punto sembra che ne abbia già commessi almeno due, di errori abbastanza rilevanti, e potrebbe commetterne persino un terzo che sarebbe fatale sia per lui personalmente sia per il Pd nei rapporti col suo elettorato di riferimento.
Il primo errore non è tanto l’avere accordato al ministro Gualtieri il consenso del partito per la modifica del trattato sul Mes, quanto l’avere sostenuto quasi in solitaria che il prestito condizionato all’impiego per la sanità doveva essere chiesto dall’Italia (considerata anche la contrarietà del M5s, che pure resta il principale alleato di governo) sebbene nessun altro paese della Ue lo ritenesse opportuno.
Il secondo errore è non tanto quello di avere ritenuto che (dopo la proposta di una parte di Leu e la posizione minoritaria di Orfini nel Pd), la patrimoniale non entrasse nella manovra come emendamento, bensì l’avere Zingaretti escluso che diventi argomento di confronto nelle sedi parlamentari proprie in cui la questione avrebbe bisogno di essere approfondita per approdare a un giusto equilibrio.
Il terzo errore, qualora compiuto, potrebbe diventare esiziale sia per Zingaretti sia per il Pd per come ne parlano ogni giorno le emittenti radio/televisive e quasi tutta la stampa falsamente indipendente (ma anche fonti interne) riguardo a un eventuale rimpasto che dovrebbe registrare l’ingresso di Renzi nel governo, e forse dello stesso Zingaretti, entrambi nella posizione di vicepresidenti del consiglio.
Quest’ultimo errore comporterebbe difatti almeno due effetti: ridare visibilità e potere d’interdizione a un Renzi che fuori dal governo non riesce a fare altro che rumoreggiare, e accomunare l’immagine del nuovo segretario del Pd a quella del vecchio segretario attualmente costretto ad agitarsi in qualsiasi modo visti i numeri esigui che riporta ogni volta che Italia Viva si cimenta in competizioni elettorali.
Oltretutto un governo del genere, passato al vaglio del Parlamento, potrebbe non avere i numeri persino nella sconcertante ipotesi di un aiutino da parte di Berlusconi. Vi ricordate il tormentone dei fratelli De Rege? «Vieni avanti cretino…». No. Spero proprio di no. Voglio credere che prevalga la volontà e la capacità di sostenere il Conte II in una fase di emergenza come questa della pandemia senza dover ricorrere a mortificanti sotterfugi.
Naturalmente non dipende solo da Zingaretti, cari M5s, ma anche da voi e dall’attuale compagine di governo.