DI EMILIANO RUBBI
Corrado Augias è stato bravissimo a “smontare Salvini”, per carità.
Bravissimo, dico sul serio.
In sostanza ha fatto alcune delle domande e delle obiezioni che tutti noi vorremmo fare al leader leghista, ma che i giornalisti non fanno mai.
E l’ha fatto con una grande eleganza, cosa che di sicuro non gli è mai mancata.
Ma credetemi: i video che montano solo le domande e le obiezioni di Augias e non le risposte dello sciacallo padano, conditi da scritte tipo “AUGIAS DISTRUGGE SALVINI” non hanno nulla di diverso dai video in cui si riporta una risposta della Meloni al personaggio X corredati dal grande classico “GIORGIA MELONI ASFALTA X”.
Non servono a niente.
Non spostano un voto.
Ottengono solo l’effetto di riempirci di ben noti “pompini a vicenda”, per dirla alla Mr. Wolf di Pulp Fiction.
Perché non so se avete visto l’intera trasmissione, ma Salvini ha risposto.
Ha fatto un mucchio di supercazzole (quelle che elegantemente gli ha fatto notare Augias), ha stilato le solite liste, ha detto bugie ed eluso le domande.
Ma per il suo pubblico è stato senza dubbio più efficace lui di Augias.
Per il suo elettorato, Augias è stato un “vecchio trombone noioso”, uno “col ditino alzato”, come scrive Libero, un intellettuale di quelli che “hanno portato il paese al disastro”.
Parametrare il mondo su noi stessi è uno dei peggiori errori che si possano fare.
Bravo Augias, bravissimo, davvero, magari facessero tutti come lui, ma non illudiamoci di combattere i rutti con le citazioni di Heidegger.
Il rutto arriverà sempre prima e più forte.
Illudersi di sconfiggere il populismo con la cultura e il ragionamento pragmatico è sbagliatissimo.
E sarà sempre così, finché l’elettorato a cui attingono i sovranisti/populisti non sarà a sua volta abbastanza colto da riuscire a comprendere le prese in giro, le bugie, le fake news, le supercazzole.