DI VINCENZO G. PALIOTTI
Inter Bologna, siamo al minuto 91, in pieno recupero e ne mancano solo due alla fine della gara. L’Inter sta vincendo 3 a 1, il risultato non è mai stato in discussione per la schiacciante superiorità dei nerazzurri e il coach cosa ti fa? Manda in campo Eriksen al posto di Sanchez. Per chi non lo sa, Eriksen è uno dei “pezzi pregiati” della campagna acquisti, voluto strenuamente da Antonio Conte ed oggi considerato in partenza per avere mancato alle aspettative del tecnico stesso.
Considerato il valore di Eriksen, la sua reputazione ed il rispetto con il quale ha sempre accettato le decisioni di Conte, questo gesto suona come una umiliazione. E non è tutto, questo gesto si aggiunge alle tante dichiarazioni del mister Conte sulle chance che avrebbe concesso ad Eriksen, bontà sua, e che il calciatore avrebbe fallito.
Già, le chance concesse. Stralci di partita, mentre dall’inizio solo qualche partita intera da contare sulle dita di una mano per un calciatore voluto e pagato tanto.
Il calciatore, da serio professionista quale è, non si è rifiutato ed entrato in campo disputando i due minuti, un modo elegante di evidenziare le differenze tra lui e il tecnico. Dal punto di vista umano è incomprensibile come si possa trattare in questo modo un uomo, un serio e disciplinato professionista del calcio.
Ma ancora più criticabile è la gestione di un capitale costato 27,5 milioni di euro, cifra che sarà difficile recuperare per intero, per come è stato gestito il calciatore, ivi compresi i due minuti di ieri sera.