DI EMILIANO RUBBI
In pratica, l’imputato Salvini sostiene che tutti i tristi siparietti con le navi piene di disperati bloccate nei porti non erano il frutto di sue scelte autonome, ma si trattava di una strategia concordata assieme al resto del governo.
Io, ovviamente, non so se dica la verità o meno, anche se ricordo benissimo i giorni in cui i vari ministri del governo gialloverde si rincorrevano per intestarsi il “merito” di ogni nave bloccata e di ogni poveraccio trattenuto a bordo.
Però, a questo punto, vorrei chiedere una cosa ai leghisti.
Se, come dice Salvini, il blocco navale, le navi trattenute nei porti, i decreti sicurezza, erano tutte cose “decise collegialmente”, se ogni scelta disumana di quel governo era il frutto di una strategia comune con Conte e il M5S, cosa ha fatto lui, per un intero anno?
Il food blogger?
Cioè: se luI, in fin dei conti, era solo quello che ripeteva in tv e su Facebook i suoi slogan demenziali (PORTI CHIUSIIIII! – A CASA LOROOO!!!), ma in realtà le decisioni le prendeva assieme a Conte, Di Maio e lo smemorato Toninelli, cosa ha prodotto, in pratica, lui, come ministro degli interni?
Qualche migliaio di selfie alla sagra della polpetta al sugo e del calamaro fritto?
Insomma: se persino le peggiori e più disumane politiche dal dopoguerra a oggi in realtà non erano farina del suo sacco, se tutte quelle sceneggiate da “uomo forte” e i “bracci di ferro” con l’UE in fin dei conti erano solo propaganda, perché le scelte le facevano tutti assieme come le Giovani Marmotte, il suo vero “merito” quale è stato?
Aver dato lavoro alle pro loco?
Se lui era solo uno dei tanti, chi era quello che fingeva di prendere ogni decisione da solo, che gonfiava il petto per ogni povero cristo lasciato sul ponte di una nave, che chiedeva “pieni poteri”, che si faceva chiamare “capitano” quando al massimo era un mozzo?
Spiegatemi, amici leghisti, chi era quello lì?