DI VIRGINIA MURRU
Si è riunito ieri il Consiglio di Amministrazione della Newco Alitalia, i vertici della compagnia hanno presentato il piano industriale, ma restano troppi punti da chiarire, e i sindacati considerano inaccettabile il programma di ripartenza dell’azienda.
Le ragioni del malcontento sono evidenti, la flotta è stata ridotta quasi a metà rispetto ai 104 velivoli di cui la ‘vecchia’ Alitalia (in regime di amministrazione straordinaria, sotto la guida del Commissario Giuseppe Leogrande) disponeva, ma soprattutto in termini di dipendenti è stata dimezzata, anche meno, dato che ne risultavano attivi circa 11mila, 7 mila dei quali sono tuttora in Cassa integrazione.
Troppi conti senza l’oste, una partenza per così dire benedetta da pochi, dato che permangono interrogativi su scelte strategiche, delle quali bisognerà rendere conto prima che il nuovo assetto di Ita (Italia Trasporto Aereo), cominci a scaldare i motori per un sereno decollo.
Il presidente della Newco, Francesco Caio, sostiene che per una buona ripartenza, i numeri presenti nel business plan sono adeguati ad un passaggio esente da rischi, proiettati verso la transizione che vedrà operare sul mercato una società nuova di zecca su tanti aspetti della governance.
Per il momento di certo c’è che il nuovo Consiglio di Amministrazione, composto di 9 membri, ha approvato il piano. I vertici fanno sapere che la compagnia ha riportato seri danni a causa della pandemia e dei forti limiti su tante rotte. Il mercato del trasporto aereo a livello globale ha subito un colpo durissimo, in primavera si conta di riprendere le redini e di ‘ampliare il raggio d’azione’.
Intanto gli aerei a lungo raggi sono stati ridotti a 6 (erano 20 in più), ossia il 70% in meno dei voli intercontinentali. Eppure i nuovi dirigenti partono all’insegna dell’ottimismo, soddisfatti dai confronti istituzionali e dai possibili sviluppi in ambito europeo.
C’è in fondo al tunnel, dopo anni e anni di percorsi al buio, l’obiettivo di una crescita sostenibile nel medio periodo, secondo i vertici della Newco, che significhi sostenibilità economica ed ambientale. Sarà la caratterizzazione distintiva della nuova Alitalia, che mira in primis alla competitività sul mercato, in grado di confrontarsi con i vettori più blasonati.
Per ora si cerca ancora il partner ideale e un’alleanza strategica, che consenta di presentarsi nel mercato internazionale con le carte in regola. Si vuole essere non solo competitivi, ha affermato l’Ad Fabio Lazzerini in una conferenza stampa, ma svolgere un ruolo di leadership per i passeggeri nel traffico nazionale tra Roma e Milano, ma tenendo la solidità anche nelle rotte internazionali.
Secondo gli intendimenti dei nuovi dirigenti, è stato reciso, con altre strategie e scelte coraggiose, il filo fragile col passato, memori di troppe traversie e insuccessi che hanno bruciato troppe risorse pubbliche. Per via di questo forte desiderio di rinnovamento e innovazione, Ita partirà come una ‘startup’, con progetti rivolti al futuro, per esorcizzare un passato ingombrante, poco edificante sul fronte dei risultati raggiunti.
Lazzerini dichiara di credere nel nuovo Piano industriale perché davanti sono stati fissati target ambiziosi, con un break even (pareggio tra costi e ricavi) da raggiungere nel 2022, e un Ebit (un indicatore del risultato aziendale prima delle imposte e degli oneri finanziari, detto anche reddito operativo) positivo nel 2023.
Quanto alla riduzione drastica della flotta, Lazzerini afferma di puntare nei primi anni all’efficienza, minimizzando i costi, ma rendendo i propri mezzi operativi moderni, avendo disponibile un capitale per una crescita modulare, ambiziosa e sostenibile.
“Al momento c’è la necessità di un partner industriale, non solo commerciale -aggiunge l’Ad di Ita, la gestione nei primi anni sarà molto cauta, navigheremo a vista”.
I limiti di capacità nelle rotte saranno compensati con l’andare del tempo e il raggiungimento dei target, si conta di servire 93 rotte, con una flotta di 110 aerei, quasi tutti di nuova generazione.
Questo nuovo assetto consentirà, secondo le previsioni dei vertici della nuova compagnia, ricavi per circa 3,4 miliardi di euro, raggiungendo nel contempo una forza lavoro di 9.500 dipendenti. Il piano industriale prevede questi obiettivi. Ita non opererà sul mercato come una low cost, ma come un ‘full service carrier’, che offre connettività.
Lungimiranza, certo, un nuovo orizzonte, che non ricalchi le orme del passato, ma a quale prezzo? E’ proprio qui che i sindacati riscontrano le criticità per bocciare il piano. Secondo le prime analisi, in termini di occupazione non è stata usata una falce, ma la mannaia. Le tre confederazioni sindacali ritengono inaccettabili le condizioni offerte dal nuovo gruppo dirigente, e chiedono per questo l’intervento urgente del Mef.
Affermano infatti con un comunicato:
“Non solo non si può condividere questo programma, ma è da ritenere inaccettabile. Con poco più di 50 aerei si va verso l’avvio di una mini compagnia, con un piano insoddisfacente in tutti i versanti, industriale e soprattutto occupazionale”.
Secondo le organizzazioni sindacali si ridurrebbero i collegamenti, in special modo quelli a lungo raggio, e le attività di volo. E’ scomparso dal piano il cargo, e ci sono inevitabili conseguenze sulle attività di manutenzione e i servizi di handling.
Le tre Confederazioni sollecitano l’intervento del Mef quale azionista, affinché si dia un indirizzo chiaro al Cda e all’Ad, dato che il Governo ha investito 3 miliardi di euro, e non ci si può permettere di bruciare anche queste risorse, stanziate per il rilancio della Compagnia e di tutto il trasporto aereo, non certo per ridurre l’organico a meno della metà.
Insistono pertanto nel chiedere che almeno questa volta non si sprechi l’opportunità offerta dallo Stato, ’si tratta di un’occasione unica e irripetibile per il vero rilancio e la ripartenza della compagnia’.
“Nelle intenzioni di tutti, sottolineano i sindacati, Alitalia deve tornare ad essere un asset strategico del Paese, e competere con le altre compagnie europee.”