DIECI ANNI SENZA BEARZOT, CT GENTILUOMO

DI MARINO BARTOLETTI

Esattamente dieci anni fa ne se andò Enzo Bearzot, il Galantuomo che guidò l’Italia in tre Mondiali cinsecutivi. Il Commissario Tecnico che assemblò il più favoloso gruppo vincente della storia del calcio: contro tutto e contro tutti. Ho cercato la foto che ho incastonato assieme a quella di un bellissimo sorriso: l’ho trovata. E l’accostamento è struggente. Nella chiesa di Santa Maria al Paradiso a Milano, all’antivigilia di Natale, lo portarono a spalla tutti i suoi ragazzi dell’82, compreso Paolo: il campione, il ragazzo per cui s’era battuto come un leone per tutelarne la dignità e per farlo ridiventare un eroe vincente. Senza di lui, senza la sua forza quasi sciamanica, senza la sua tigna, senza la sua testardaggine friulana non sarebbe esistito Pablito. E Pablito, pochi giorni fa, se n’è andato a sua volta, accompagnato dalla stesse braccia ancora forti e piene d’amore.
Inutile spendere parole sul Vecio, l’uomo con la schiena più dritta che abbia mai incontrato nel mondo del calcio. Agli allenatore (e anche a qualche CT del passato più o meno recente) abituati a frignare per le critiche vorrei ricordare quelle che dovette sopportare quest’uomo da parte di una categoria – la mia! – che non sempre ho avuto modo di apprezzare. Per non parlare dei tifosi, poi regolarmente pronti a tuffarsi nella fontane ebbri di gioia e di smemorataggine. Prima della gara dei Mondiali di Spagna con l’Argentina, la partita che cominciò a spianarci la strada del trionfo, qualcuno scrisse che “l’Italia aveva avuto la sventura di avere un CT che erano nato vicino al confine e non oltre”. E fu una delle critiche più delicate. “Già, il confine… Quella dove sono nato è sempre stata una terra “attraversata”: per questo che noi friulani siamo cresciuti così forti”. Quella fu l’ultima partita in cui Rossi non segnò: poi fu la deflagrazione. E la gloria. Per lui e per tutti.
Non credo a quelli che affermano che “ora si troveranno nell’al di là”… Però sarebbe bello. Perché Pablito e il Vecio avrebbero tante cose da dirsi. Ovviamente sottovoce.