SOLSTIZIO D’INVERNO, FESTA DELLA LUCE E DEL NATALE DEL SOLE INVINCIBILE

DI LUCA BAGATIN

Il Natale è una forma rituale antica il cui significato originario andò perduto già per molti versi con l’avvento del cristianesimo, il quale utilizzò la festività pagana del Sol Invictus ovvero del Dies Natalis Solis Invicti (Giorno Natale del Sole Invincibile), la festività di Yule secondo il calendario celtico e dei Saturnalia secondo quello romano, per decretare – attraverso l’Imperatore Costantino – la nascita di Gesù detto Il Cristo.

Il Solstizio d’Inverno, in celtico Yule, rappresenta dunque un passaggio fondamentale per tutte le persone impegnate sul sentiero spirituale, da comprendere e interiorizzare. È il momento in cui la luce vince sull’oscurità, il momento in cui la Dea partorisce il Bambino Sacro, il momento in cui la vibrazione della speranza si diffonde come un’onda sulla Terra.

Simbolicamente, ad ogni modo, anche la nascita (simbolica ma non storica) del Cristo può indicare la Luce, il Sole che illumina d’amore le coscienze terrene e le invita al dono ed è in questo senso che il Natale può essere celebrato e vissuto. Non dovrebbe, in sostanza, essere certo la festa del commercio, del consumo, dello spreco, tanto in voga nell’occidente liberal-capitalista.

Ricordo che, anni fa, partecipai alla presentazione di un illuminante saggio dell’amico prof. Claudio Bonvecchio, dall’emblematico titolo “Filosofia del Natale”.

Un saggio senza tempo, che merita di essere conosciuto, in quanto va ad approfondire il significato di questa festività, troppo relegata al consumismo e molto poco al suo profondo significato spirituale, gnostico ed esoterico.

Il testo del prof. Bonvecchio spiega infatti come il Natale, Yule, la Festa della Luce o, appunto, il “Giorno Natale del Sole Invincibile”, fosse festeggiato tanto dalle popolazioni indo-iraniche devote al dio del sole Mithra, quanto dagli antichi romani, attraverso le celebrazioni dei “Saturnalia” in onore, appunto, di Saturno, il mitico dio della pace e della felicità.

Con l’avvento del cristianesimo, come spiegato anche dal prof. Bonvecchio, per volontà dell’Imperatore romano Costantino, fu deciso di cumulare la festa del Sol Invictus con quella della nascita del Cristo, considerato, appunto, la “Luce del Mondo” e fu così che il 25 dicembre divenne la data ufficiale della festività del Natale.

Di quel Natale ricco di simboli antichissimi, dunque, tutti spiegati nel testo del buon prof. Bonvecchio: dall’Albero natalizio – simbolo dell’unione fra Cielo e Terra – passando per il significato della stella di Natale, del vischio, dei cibi natalizi, dei canti di Natale e via via sino agli ornamenti dell’albero di Natale stesso e del presepe.

In particolare il prof. Bonvecchio si sofferma sulla spiegazione del simbolismo della grotta, ovvero della capanna nella quale, secondo quanto scritto nei Vangeli Apocrifi (e non in quelli canonici), nacque il Cristo. La grotta, secondo tutte le tradizioni simboliche, rappresenta infatti l’“uterus mundi”, ovvero il luogo nel quale si trovano le acque primordiali che, come il liquido amniotico per il feto, portano alla nascita/rinascita di una nuova vita. Oltretutto, come spiegato nel saggio, le grotte erano i luoghi nei quali non solo nascevano le grandi divinità, ma erano anche il santuario nel quale venivano praticati i rituali in onore alla Grande Madre o al dio Mithra, imperniati non a caso sulla morte simbolica e sulla rinascita dell’iniziando.

Altra figura simbolica del Natale è quella relativa a Babbo Natale, il quale incarna la figura di San Nicola, vescovo in Asia Minore e protettore dei bambini ai quali, come tradizione vuole, porta in dono dei regali. I bambini, peraltro, secondo tutte le tradizioni simboliche, sono considerati l’incarnazione degli antenati morti che, peraltro, erano i veri protagonisti della festività romana dei “Saturnalia”. E’ così che, per allontanare l’immagine della morte dalla società e farci credere nella vita, Babbo Natale colma i bambini di doni, propiziandosi così anche le anime degli antenati defunti.

Anche il prof. Bonvecchio, in conclusione del suo saggio, sempre attuale, pone l’accento sul drammatico abbandono dello spirito del Sacro da parte di un’incalzante società mercantilista e dei consumi, che ha trasformato il Natale – persino in piena pandemia Covid 19 – nel solito happening del commercio, figlio di una società sempre più relativista, nichilista, fredda, tecnologica, edonista, globalizzata.

Una società neo-oscurantista, potremmo dire, laddove le tenebre sono rappresentate da questi aspetti materialistici e volti al profitto individuale, anziché al bene collettivo e comunitario.

Ecco dunque la necessità di invertire la rotta, di ricercare la luce dentro noi stessi, attraverso la riscoperta della dimensione del Sacro: restituendo dignità al simbolo, alla simbolica, alla filosofia del Natale, liberando così la società della metaforiche tenebre che l’avvolgono.

Solo allora potremo assistere ad una nuova rinascita del Vero, del Buono, del Bello, ovvero nel momento in cui ci riapproprieremo dell’autentico significato gnostico della festività natalizia.

Non il Natale del consumismo, dunque, ma il Natale della Luce, del Sole, dell’innocenza dei bambini non più resi adulti da una società senza coscienza, ma aperti alla conoscenza di sé stessi per costruire, da adulti, un mondo d’amore, armonia e fratellanza universale.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it