DI UMBERTO SINISCALCHI
“Un uomo solo al comando. La sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi”.
La voce di Mario Ferretti lo consegnò alla storia e alla memoria di quanti, come me, non lo hanno mai visto correre.
Il 2 gennaio di 61 anni fa l’Airone chiuse le ali per una stupida malaria, presa in Africa, che i medici italiani non seppero diagnosticare in tempo. Geminiani, francese di origine italiana, fu curato col chinino e ce la fece. Aveva 40 anni Fausto e l’anno prima si era ritirato.
Restano le sue imprese. Cinque giri d’Italia, 2 Tour de France (entrambi in accoppiata, 1949-52), il Mondiale del ’53, la Roubaix, le 3 Sanremo e i 5 Lombardia, il record dell’ora e i 2 mondiali di inseguimento su pista, più altre 220 vittorie.
Alto e magrissimo, con quelle gambe affusolate che divoravano la strada, piemontese di Castellania, Coppi era splendido passista, scalatore eccezionale, con ottimo spunto veloce.
Ancora, la rivalità con Bartali, la “dama bianca” (Giulia Occhini), che fece scandalo perché non era sua moglie e Fausto scelse lei, alla faccia del perbenismo d’epoca, e dal loro amore nacque Faustino.
E ancora, la tradizione orale di mio nonno Vittorio, bartaliano di ferro, che quando parlava di Coppi gli si illuminavano gli occhi. Allora il ciclismo era lo sport del popolo italiano, molto più del calcio.
E ancora tante strade “bianche”, e salite che oggi sono “facili” ma ieri molto meno. La Cuneo-Pinerolo in solitaria, lo Stelvio, l’Alpe Duez per la prima volta al Tour, nel ’52, che gli consegnò la seconda maglia gialla con vantaggi superiori alla mezz’ora sui più immediati inseguitori, il mondiale svizzero dell’anno dopo, dove stritoló gli avversari uno ad uno, come solo Hinault a Sallanches, nel 1980. In sella ad una bicicletta che pesava più del doppio di quelle di oggi.
Il più grande ciclista italiano di tutti i tempi. Che, traparentesi, ha perso 5 stagioni per la guerra, tra i 22 e i 26 anni di età.
Quanto avrebbe potuto vincere in quegli anni perduti non so, fatto sta che il primo giro d’Italia Coppi, classe 1919, lo ha vinto a 21 anni, nel ’40, quando nessuno se lo aspettava.
Uno dei più grandi in assoluto, il “Campionissimo”, che ancora adesso continua a correre, e a vincere, per le strade del cielo