NE’ CON LA LUCE, NE’ CON LE TENEBRE

 

DI MASSIMO RIBAUDO

Vanità delle vanità, tutto è fiera della vanità…

La veterana morta nell’assalto a Capitol Hill aveva scritto sul suo profilo che era pronta a passare dalle tenebre alla luce.

E Monsignor Viganò, il Rasputin di Trump, aveva detto a Bannon che i figli della Luce (concetto paolino) avrebbero dato battaglia il sei Gennaio. Il giorno dell’Epifania del Signore.

Quindi il sei gennaio 2021 è un altro 11 Settembre per gli Stati Uniti: l’episodio di una guerra di religione orchestrata dalla Chiesa Cattolica contro lo Stato, la Modernità, la democrazia.

Da bravo prete Viganò mistifica tutto e dice che loro, i figli della Luce, stanno combattendo per la democrazia, falsata dai risultati americani. Purtroppo, le prove del falso non le dà Dio o un prete, ma le certifica un tribunale. E non è successo. Monsignor Viganò mente. Perché è un gran figlio delle tenebre.

Ma dall’altra parte non c’è la luce. Altre tenebre. Perchè Bergoglio ai poveri non offre lavoro e dignità, ma elemosina. E poca, visto che Bezos ha donato dieci miliardi di dollari e il Vaticano se li sogna.

E’ invece lo Stato, la politica, a creare lavori. Guardate i navigator. Si, non fanno niente, ma almeno hanno un lavoro. E attenzione: è meglio di una elemosina.

Ma neanche questa è luce. E’ specchietto per le allodole.

La luce e la tenebra sono quelle dell’anima, non del corpo.

E io non mi fido dell’anima de li mortacci loro di chi ha il potere. Si chiami Francesco, Trump, Conte o Biden. La luce è un fatto personale e individuale. Ognuno ha il suo interruttore.

Che si accende, si spegne, si accende, si spegne…

C’è e non c’è.

E comunque anche solo parlarne, come ha osato farlo il “non mi fido dei convertiti” Paolo, è vanità. Vanità di vanità.