DI ALBERTO BENZONI
AS
Quello che sto per raccontarvi è un dibattito immaginario nel corso della discussione sulla fiducia al Senato. Un dibattito in cui un immaginario oratore della destra pura e dura (ma potrebbe essere anche un renziano) attribuisce a Conte il programma di Biden, inorridendo. Salvo a sentirsi richiamato alla realtà dallo stesso Conte.
(dal dibattito sulla fiducia)
“Signor Presidente del Consiglio, Giuseppi,
Se avessi avuto un millesimo, che dico un milionesimo di dubbio sulla necessità delle sue dimissioni, che dico del suo rapido sgombero da quel palazzo che lei indegnamente occupa, la lettura del suo programma me lo ha tolto.
Leggo di una valanga di sussidi assai consistenti a milioni e milioni di persone, di blocco degli sfratti di diminuzione delle tasse universitarie, di interventi a pioggia e, a ciliegina, che dico a noce di cocco sulla torta, di un disegno redistributivo da attuare anche attraverso lo strumento fiscale.
E, allora, signor ex presidente, prendendo a prestito un vocabolo che lei usa indegnamente, ho una visione, che dico, un incubo. E mi domando dove sono. In Europa? Nella civiltà occidentale e nelle regole che la caratterizzano? No, no e poi no!
Siamo nel Venezuela di Chavez che dico di Maduro, nella Cuba di Castro, nel mondo folle di un socialismo che risorge dalla tomba, nel…”
Onorevole, che dico più che onorevole, per risparmiarLe la fatica della Sua ricerca politico-ideologico-geografica, voglio precisarLe che siamo negli Stati uniti di Biden; e che il programma che Lei ha letto è quello che ha voluto inviarmi.”
Tumulto in aula. La seduta è sospesa; che dico, più che sospesa.