DI VINCENZO G. PALIOTTI
Gli hanno detto di tutto, lo hanno addirittura chiamato “dittatore della sanità” e non solo della sanità. Sono arrivati a dargli dell’incompetente, del buono a nulla, davanti a tutti in Senato per bocca di colui che ha messo in scena, per terza persona, la “tragedia” che si sta consumando nel nostro Paese. Nonostante ciò le sue risposte sono sempre state pacate ma ferme, decise soprattutto educate, in linea con lo stile con il quale si è proposto, quello stile che gli ha fatto raggiungere un altissimo livello di popolarità, di gradimento.
C’è però una cosa che non sono riusciti ad intaccare, quella cosa che tra le tante manca a loro, quella cosa che gli ha consentito di poter dire di aver servito il paese con onore, di aver pensato al bene comune e non agli interessi di quei pochi che lo hanno combattuto. Non sono riusciti a portargli via la dignità, e non solo quella.
Lui, a differenza di tanti “professionisti della politica” non avrà paura a tornare alla sua vita, al lavoro che dice di amare e avendolo conosciuto deve essere proprio così.
Non avrà paura di girare l’angolo non appena lasciato Palazzo Chigi, no. Non troverà nessun magistrato ad attenderlo magari per consegnargli un avviso di garanzia che apra indagini a suo carico perché niente di illegale gli si può addebitare.
Lui non è caduto, lui rimane in piedi a testa alta. Lui dall’alto della sua onestà non ha servito padroni, i soliti, perché non ne ha.
Non ha protetto amici e/o parenti dalla giustizia, non ha, come si dice, “piazzato” nessuno, e a nessuno ha concesso favori, ha infranto quello che era diventato “modus operandi”, quello cioè che vorrebbero ripristinare.
Tutto questo dovrebbe toccare le coscienze dei politici, che a differenza di altri paesi invece di collaborare con il proprio governo, hanno cercato in ogni modo di intralciare, coinvolgendo in questo gioco al massacro le regioni governate dai loro sodali di partito che hanno riversato, ed ancora lo fanno, le colpe di mancanze dipese dalle loro amministrazioni sul governo.
E, bisogna dirlo, non da sottovalutare il “contributo” di una certa stampa che ogni giorno non ha mai mancato di lanciare siluri contro la compagine governativa, con Conte come obiettivo principale.
E che dire di tutti quegli elettori che credono ancora che i vari Meloni, Salvini, Renzi e Berlusconi possano costituire un’alternativa valida a questo governo. Loro reduci di anni di governo disastrosi, con a disposizione una larga maggioranza altro hanno fatto fuorché pensare al bene del Paese, impegnati com’erano a proteggere il premier di allora, dai tanti processi, quel premier che ora vorrebbero al Quirinale, il pregiudicato Berlusconi. E quel poco che è stato fatto lo si è fatto seguendo un disegno che ha favorito i soliti noti, le classi più abbienti allargando di conseguenza le disuguaglianze socioeconomiche a dismisura creando una profonda spaccatura nel paese.
E’ inspiegabile come si possa appoggiare, e votare, chi vuole distruggere e non costruire, sapendo che le conseguenze cadranno anche su di loro. Plaudendo a chi urla, strepita contro tutto e tutti, senza avere per altro argomenti da proporre usando una violenza verbale inaudita, volgare e vuota. Come dice un vecchio adagio: “Il sapere e la ragione parlano, l’ignoranza e il torto urlano” (Arturo Graf).
Meditate gente, meditate.