L’ANTIDOTO

DI TURI COMITO

Da qualche giorno i social – pure loro pieni di difetti, per carità, come tutte le cose umane – stanno svolgendo un ruolo decisivo nel contrastare la più vergognosa, volgare, repellente ed invasiva campagna propagandistica mai registrata dai tempi del Minculpop in Italia o del Ministero della propaganda nazista in Germania: la campagna di messianizzazione del presidente incaricato ex capo della BCE.
Il livello di questa propaganda agiografica svolto dai media, stampati o altro che siano, è ormai stomachevole. Lasciamo perdere la idiozia dello sciorinare i grani del rosario curricolare del Nostro. Quella è propaganda rivolta a quella categoria di analfabeti benestanti che si beano dei curricola considerandoli attestati, indiscutibili, di eccellenza morale.
La cosa peggiore è la campagna militare rivolta agli analfabeti non benestanti. A quelli che campano alla giornata e che guardano solo TV. A costoro, il grosso della popolazione, sono destinate le interviste ai vecchi compagni di scuola del messia, le ricerche approfondite sulle sue santissime abitudini quotidiane svolte attraverso le domande più idiote al suo edicolante, al suo pasticciere, al suo gommista, al suo bombolaro del gas di fiducia. Queste stanno producendo uno spettacolo indecoroso, grottesco e meschino che non va sotto il nome di giornalismo – neppure quello più tristo (quello di giornali tipo “Chi”) – e non va neppure sotto il nome di lecchinismo preventivo. Più correttamente va sotto il nome di manipolazione mediatica. Un tentativo riuscito di convincimento collettivo perché poggia sulla profonda idiozia che caratterizza l’Homo consumericus il quale non vuole informazione ma pubblicità, non notizie ma spot, non indicazioni ma ordini, non cultura ma consigli per gli acquisti.
È in questo quadro di vergogna collettiva, dai più non percepita nella sua gravità credo, che si erge un piccolo ma solido argine a questa deriva. È quello costituito dai buontemponi che, sui social appunto, si prodigano in mille ironiche e sarcastiche variazioni delle ignobili puttanate prodotte da questi media veicolatori di veleno antidemocratico.
I loro même, le loro battute spesso fulminanti, la loro capacità di cogliere il ridicolo della ufficialità della Grande informazione non è solo un gioco innocuo che lascia il tempo che trova.
È esercizio di libertà. È desiderio di non omologazione. È ribellione al goebbelsismo imperante. È argine ed esercizio democratico al liquame fognario che vuole soffocare ogni forma di, perfino, perplessità.
Questa stampa è veleno.
Questa reazione di chi la mette alla berlina è l’antidoto a questo veleno.
Che gli dei, e non i messia, proteggano chi ci fa ridere della viltà di questa stampa.