DI LEONARDO CECCHI
Il modo più semplice di far politica è della Meloni.
Con un gran sorriso, s’è appena sfilata anche dal sostegno al Governo Draghi. In qualunque modo.
E così, comoda comoda all’opposizione, continuerà a raccoglier i voti dell’inevitabile dissenso che porta un qualunque governo in una parte del Paese, specialmente in un momento difficile come questo.
La cosa non farebbe scalpore, se non fosse che questo giochetto la Meloni lo fa da più di dieci anni.
Crisi economiche mondiali, pandemie: a Giorgia nun je po’ fregà de meno, come si dice a Roma. Ci fosse domani un’invasione aliena la sentiremmo continuare a dire “Al voto!”. Perché “Fratelli d’Italia” lo siamo quando c’è da giocarsi nome e Tricolore; patrioti quando c’è da rivenderselo ad un elettorato che se lo beve. Poi quando c’è da sporcarsi le mani, da faticare (e rischiare qualcosa) per l’Italia, non siamo più fratelli né sorelle di niente e di nessuno. Ci si tira indietro, si urla e si critica contro “l’usurpatore” di turno, e si aspettano i voti. Passivamente, senza neanche prendersi la briga di far proposte concrete, anche perché quando ciò avviene si suscita il ridicolo generale (mille euro con un click, bot cinquantennali a basso rendimento: siamo al grottesco, neanche al comico). Si urla e basta, e si aspettano i voti.
Il nulla cosmico applicato alla politica, così è definibile questo modo di creare consenso. Funzionante, perché il suo partito a forza di lavarsi le mani è arrivato al 15%. Ma nulla rimane. Specchio di una politica che riesce ad esser peggiore persino di quella di Salvini.