DI FABIO BALDASSARRI
Alterno sempre la lettura dei giornali cartacei che, per inveterata abitudine, mi piace maneggiare: uno con la cronaca locale e uno nel mazzo dei giornaloni nazionali. La Repubblica del venerdì, sabato e domenica (con i suoi supplementi) la prendo quasi sempre. Stamani vedo in prima pagina, taglio basso, questo titolo “Così abbiamo perso la guerra dei vaccini” che rimanda a 3 pagine interne: la 19, 20 e 21. Roba grossa, penso, da leggersi nel pomeriggio con calma. Lo faccio e vedo che il titolo sensazionalistico lo si può leggere come rivolto all’Italia mentre, invece, come ben sappiamo, la questione (con quell’ignobile e non del tutto vero “abbiamo perso” ) risiede in responsabilità extra nazionali perché riguarda i ritardi sulle consegne dei vaccini e, semmai, fa presente come l’Italia si sforzi di metterci (con qualche errore… ci sta) una pezza. Metto insieme il tutto con la povertà dell’Espresso da quando lo dirige Damilano (forse per mancanza di tempo visto che è sempre in tv a fare bla bla bla e che il suo settimanale perde un colpo dietro l’altro) e decido di rinunciare all’abitudine del venerdì, sabato e domenica. Poi mi domando anche dove cominci e dove finisca il così vantato professionismo di Molinari nuovo direttore di Repubblica. Più probabile che si tratti di un burocratico asservimento ai desiderata della famiglia Elkann/Agnelli. Ma qui finisco perché il discorso si allargherebbe ad altri giornali e ad altri giornalisti… e non mi fa più voglia di parlarne nè, tantomeno, di farne l’indigeribile elenco.