DI CARLO PATRIGNANI
Il boom di consensi al post su Fb (https://www.facebook.com/GiuseppeConte64) di Giuseppe Conte – 1,2 milioni di like, oltre 330mila commenti e più di 140mila condivisioni – è il record assoluto della Politica sui social: e chissà quanti altri se ne saranno accorti e avranno sentito l’inatteso boom.
Cacciato da Palazzo Chigi, per mano dei congiurati, i Demolition Man di mestiere, perchè evidentemente scomodo, e tornato alla professione ed allo status di citoyen, Conte si conferma il più popolare dei politici, come certificato per l’intero 2020 dai sondaggi.
Con lo squallido ribaltone a Palazzo Chigi non è per niente la Politica, come scrivono i giornaloni partecipi della congiura, ad esser fallita: il fallimento semmai è dei politici politicanti, privi di ideali e di valori attinenti la società, il sociale.
Il boom di consensi a Conte va però oltre i sondaggi fatti di numeri freddi: i like, i commenti e le condivisioni sono, oltre che numeri, persone in carne ed ossa che hanno un nome ed un cognome e relativa foto.
Un milione e 200mila persone che hanno spontaneamente, non per calcolo e razionalità, ma solo per un moto di affettività, di empatia e di stima, voluto far sentire all’ex-Premier la loro vicinanza e presenza: potremmo anche dire che 1,2 milioni di persone si sono mosse non per l’utile, per un vantaggio, ma per manifestare un forte nobile sentimento.
Cosa sta succendo, allora?
Forse che la Politica quando e se è, come dovrebbe essere, un fare non per se stessi, per la carriera, per vantaggi personali, ma per gli altri, per milioni di persone, per i più deboli, per gli anziani che, contriaramente a quel che crede un volgare Presidente di Regione non indispensabili alla produzione, sono esseri umani a pieno titolo, allora suscita un interesse immediato che può aver i tratti di una rivolta, di una protesta silenziosa allo status quo, alla restaurazione della normalizzazione.
Forse Conte con il suo modo d’essere composto signorile rispettoso degli altri, pur non essendo un politico di professione omogeneo al sistema, ha saputo toccare e parlare al cuore della gente, ha ridotto molto le distanze tra il Palazzo e il popolo con un fare schietto sincero non frivolo e rituale.
Forse Conte non sarà un salvatore della Patria nè un marziano, ma un intelligente politico nell’approccio e nella gestione della devastante pandemia da Covid 19 tuttora assai diffusa, per come si è mosso quando ha prima adottato il lockdown duro e poi le zone colorate (rossa, arancione, gialla) per allentare gradualmente le misure restrittive per il contenimento della pandemia e per la ripresa della socialità e delle varie attività.
Forse Conte non sarà un Churchill nè un de Gaulle, ma un politico per caso, Premier indicato dal Movimento 5 Stelle, estimatore del codice di Camaldoli del 1943 steso da intellettuali, economisti, giuristi, sociologi (Sergio Paronetto, Pasquale Saraceno, Ezio Vanoni, Giorgio La Pira, Giulio Pastore) di area cattolica, con una forte sensibilità per il sociale, per l’umanesimo, per le riforme.
Non a caso fu quest’area ad interrompere la sequenza di governi centristi e peggio di centro-destra degli anni ’50, e promuovere il primo centro-sinistra (1962) guidato da Amintore Fanfani insieme alle idee fondanti (programmazione economica, riforme di struttura) del socialismo di sinistra di Riccardo Lombardi, quello delle grandi riforme di struttura: nazionalizzazione dell’energia elettrica; scuola dell’obbligo; riforma fondiaria; riforma urbanistica.
Quest’ultima riforma di struttura predisposta dal ministro Fiorentino Sullo non solo non fu mai attuata ma fu la causa principale della crisi di governo, pilotata dall’esterno dall’elegantissimo uomo di Bankitalia, Guido Carli: gli interessi dei proprietari terrieri, delle potenti lobby dei costruttori, della speculazione edilizia, delle rendite, che mal sopportavano l’edilizia economico-popolare e l’attenzione alla tutela ambientale, posero fine a quel governo riformatore e restaurarono la normalizzazione.
Per un milione e 200 mila persone forse Conte non è un marziano, nè un salvatore della Patria, ma rappresenta un punto di riferimento di alto livello culturale e insieme la voglia di resistere (per voi ci sono e ci sarò sempre) per una testarda ricerca continua di provare e riprovare.